Vennero di notte, e bruciarono le palme, perché erano africane. Il loro capo, agitando un pollice poco opponibile, aveva inneggiato alla motosega, ma il fuoco è più semplice: anche quelli che sapevano solo scheggiare la selce erano capaci di accenderlo. Gli altri, che ancora non erano scesi dagli alberi, applaudivano da lassù.
Poi toccò alle piante grasse: “fanno deserto”, disse quello che voleva fare il deserto per chiamarlo pace.
Così qualcuno aggiunse che anche cappero e rosmarino erano meridionali, anzi africani, e allora sparirono dagli orti, dai balconi e dalle tavole (ma tanto, i più osservanti già non mangiavano caponata e taralli, cannoli e persino pizza Margherita). Una commissione apposita vigilava sui mercatini e nelle dispense. Alcuni ristoranti dovettero chiudere: servire una Napoletana poteva voler dire trascorrere la notte sotto interrogatorio.
Fu allora che si puntò il dito contro le arance, che pure con quei nomi, santoiddio, “tarocco” e “portogallo”, facevano Sud assai. Una strage di pompelmi e cedri, limoni e clementine. Persino la vitamina C diventò sospetta, e avere lo scorbuto fu quasi un vanto, per i più ortodossi.
“E allora la macchia mediterranea?” chiese a un certo punto quello della Padania, che di verde diceva di sapere tutto: in fretta, in una sola notte, tagliarono lentischi e ginestre, oleandri e carrubi, sugheri e lecci. I più zelanti eliminarono pure le parole (che a tagliare e bruciare sono buoni tutti, ma se cancelli le parole finirai per cancellare le idee): Leopardi e Montale, e non solo, ne furono sfigurati. Ma ormai anche studiare Lettere – e persino quel passatempo bizzarro, leggere – era considerato un vezzo da comunisti perdigiorno amici degli invasori (li cacciavano dappertutto, e urlavano loro: “Tu quanti ne ospiti a casa tua?” prima di rieducarli con un bastone. Di abete). Che poi, per lavorare alle ronde, o alla guardia del muro, o nelle fabbriche di filo spinato – era la prima volta che nel Paese la disoccupazione era scesa sotto l’1 per cento (o almeno così dicevano “La Patata Bollente” e “Bollettino dell’invasione”, gli unici giornali sopravvissuti) – non ci voleva mica la laurea. E nemmeno la maturità, a dirla tutta. Infatti nelle scuole si insegnava soprattutto Tecnica Militare, Canto Corale, Tiro al Bersaglio sugli Invasori e Botanica Ortodossa.
Gli abeti furono piantati ovunque, come le stelle alpine: la loro morte precoce, in certe piazze siciliane d’estate, fu considerata un crimine di Stato e molti vennero arrestati e poi costretti ad andare in giro con una stella bianca cucita sul vestito.
Ieri qui è spuntato un gelsomino. Ci siamo riuniti tutti a guardarlo e poi ci siamo guardati negli occhi.
Alla memoria della sventurata palma bruciata ieri notte da dementi (certo appena scesi da un abete lì intorno, ovviamente) in piazza Duomo a Milano. Si comincia con una palma, poi si bruciano i libri, infine si bruciano gli esseri umani. Lo abbiamo già visto. Facciamo attenzione.
Oddio! Ormai metto lo zenzero quasi dappertutto….comincio a preoccuparmi. Anzi comincio a sentire le fiamme lambirmi la pelle….
Con la consueta brillantezza,il politically correct,nella versione dell’ironia acuminata,e la polifonia di un lessico ricchissimo.
Sono sempre contro i piromani,quindi anche a Milano.Ma due cose sento di dire.Le palme,al di fuori di ogni arbitraria vestizione simbolica,a piazza Duomo sono una oscenita’ clamorosa,offendono il buon gusto,stracciano il buon senso,sfigurano un contesto, per iniziativa di qualche bello spirito in cerca di stranezze,suscettibili di forte ricaduta comunicativa.
Sul tema sottostante,delicatissimo,dei profughi,immigrati,clandestini o come si voglia definirli,solleciterei ad uscire dai canoni rigidi del mantra dell’accoglienza. Con maggiore realismo,e più accorta sensibilita’ verso il comune sentire
in Europa e nel Mondo.Non vorrai usare il politically correct come un MURO?
Mi domando cosa vuol dire ‘offendono il buon gusto’ soprattutto ‘buon’. Io mi ritengo offesa dai tacchi di certe donne che si incastrano nel porfido ….da gente che pur essendosi spruzzata buone dosi di Kenzo emana la puzza della propria anima gonfia di marcio e di invidia. Proprio non mi offende una palma ….o forse sì…forse bisogna manipolare un po’ la frase …e allora cambiando soggetto mi può’ star bene nella misura in cui è’ la palma che potrebbe ritenersi offesa di stare a Milano……ma
L’ha ribloggato su ilcantooscuro.
Inviato da Samsung Mobile
Grande!!!
Bradbury è passato dallo stretto…
Complimenti per la bellissima pagina, rapisce, inquieta e infine fa pensare.
Si, facciamo attenzione