
No, ma dico, cosa volevate, Excalibur? Pensavate davvero che sarebbe bastato mettere Berlusconi davanti a tutte le sue matasse di contraddizioni, di bugie pietose, di finzioni perché si sciogliesse come i vampiri centenari alla luce del sole?
Che dicesse: “Cribbio, Santoro, ha ragione: come posso dire una cosa e il suo opposto? Come posso affermare davvero che in diciassette (ripeto per i non udenti, non guardanti, non pensanti: diciassette ndr.) anni non ho fatto assolutamente nulla perché la Costituzione è bastarda e lega le mani di chiunque, gli alleati sono lagnosi, le maree e i cicli lunari avversi e il destino cinico e baro? Come posso dire che l’Imu è stato un tranello del governo Monti quando l’ho voluta e votata? Come posso difendere la banda di ladroni, criccaroli, fioriti e mignotte che mi sono portata dietro e ho infilato in tutti i buchi liberi dello Stato? Cribbio, Santoro, mi consenta, mi sa che voto Vendola, stavolta”.
Ma siete matti?
Ieri sera, a Servizio Pubblico, è andato in scena l’estremo tentativo (estremo perché credo sia difficile che si ripeta: ci toccheranno tutta una serie di plastici e plastiche da Vespa & altre Mediasettate, spot, santini e altra fuffa) di compiere l’esorcismo, di piantare il paletto di frassino della realtà (dei fatti, delle cifre, delle dichiarazioni fatte, scritte e sottoscritte) nel corpo da zombie non di Berlusconi (lui semmai è più una mummia cinese) ma del Berlusconismo. Un corpo enorme, largo quanto l’Italia, lungo quanto diciassette anni. Un corpo come quello degli zombie: tecnicamente morto e decomposto (in effetti, puzza), ma che si continua a nutrire della carne e del sangue altrui. Il nostro, tecnicamente.
Ieri Santoro e i suoi, con modalità e stili diversi, hanno portato fatti, dati, cifre, contraddittorio. Scontrandosi con l’unica, vera, immensa qualità di Berlusconi: la sua irriducibilità.
Perché lui non dice menzogne: lui nega sistematicamente la realtà. Lui ha una serie di bugie di scorta – e, a onor del vero, anche una resistenza fisica suprema – che gli consentirebbero di reggere qualsiasi contraddittorio all’infinito.
“Lei ha governato per 17 anni, e gli ultimi 8, come mai non è responsabile di nulla?”
“Perché quando mi sono dimesso andava tutto bene, i ristoranti erano pieni”.
“Lei aveva una maggioranza bulgara, in Sicilia 61 parlamentari su 61, come mai dice che non poteva operare?”.
“Perché la Costituzione lega le mani a chiunque”.
Ora, un confronto è possibile solo se gli avversari sono d’accordo almeno su un piano: il principio di realtà. Non è questo il caso.
Dunque, l’unica cosa da fare è presentare comunque le contraddizioni, perché almeno da fuori siano ben visibili – e magari supportate da filmati, articoli di giornale, testimonianze (ricordatevi Maroni e Tremonti) – e, inoltre, agire di ironia, ribaltare nell’assurdo quel che come assurdo nasce ma viene posto come realtà. Esattamente quel che ha fatto Santoro: l’unico che finora io abbia visto (smentitemi, se riuscite) a ironizzare con Berlusconi (e che poi questo sia stato un momento televisivamente e spettacolarmente riuscito, non diminuisce la portata della cosa).
(A proposito, sull’altro capo di imputazione, ovvero il presunto accordo scellerato dietro le quinte, ritengo sia da stupidi far finta di non sapere che c’era un accordo tra le parti, formale, sulle regole del confronto, o altrimenti Berlusconi col cappero che sarebbe mai andato a farsi spennare. Ma era sulle regole, non era un inciucio stile Lega, per dire).
Di solito invece, dovete ammettere, gli intervistatori (quelli veri, ovviamente, non le badanti in studio come Barbara D’Urso) vengono come colti da catatonia e stupore traumatico, davanti alle balle spaziali di Berlusconi.
Perché una balla spaziale è roba seria, credetemi.
Qualche tempo fa, in una strada di Roma, ho visto un gazebo. C’era un tizio molto distinto con una pila di depliant. Asserivano che presto scenderanno dai cieli i nostri fratelli alieni Elohim (giuro che è vero, leggete qui: http://it.rael.org/rael), nostri creatori, a salvarci.
Ho discusso per mezzora, con quel tipo. Era esattamente come Berlusconi ieri: impenetrabile a qualsiasi principio di realtà.
La scienza? Un inganno internazionale. Le prove scientifiche dell’esistenza degli Elohim? Esistono, ma sono occultate per screditare il movimento. Scherzare, coi seguaci degli Elohim, è impossibile. E provate a scherzare con la Biancofiore o la Santanché, per dire.
Beh, Santoro – che, sia detto con chiarezza, non mi è mai piaciuto – è riuscito a ironizzare con Berlusconi (“Se lei ha davvero chiamato al centralino Mediaset, io mi faccio suora”; “Questa è ancora più grossa di quella del centralino, via, non è da lei, lasci perdere”). E l’ironia è sempre il grimaldello della realtà. Ma è, appunto, un grimaldello, non un bazooka.
Vi prego, non facciamo tutti il più berlusconiano degli errori: credere che la tv e la realtà siano la stessa cosa. Non lo sono, anche se l’una può influenzare l’altra fino alle estreme conseguenze (e non sto parlando della realtà).
E ancora. Travaglio, lui, l’insopportabile Marco Travaglio, ieri ha fatto un editoriale bellissimo. Un editoriale per lui inconsueto: quello su ciò che Berlusconi – ripeto qui, colui che ha avuto la più grande e solida maggioranza della storia della Repubblica – non ha fatto. Quello che parlava dell’unica cosa che Berlusconi è e sarà, è stato e continua a essere: il Nulla.
Un nulla non inoffensivo, statico, remoto, ma contagioso, dinamico, zombificante.
La contro-lettera a Travaglio, inoltre, è stata un ottimo colpo – se stiamo parlando di show, però io vorrei che vi concentraste su quella cosa insignificante, che sta lì ai margini dello show: la realtà – ma decisamente era pietosa. La laurea tardiva era al livello delle accuse di calzini turchesi a Mesiano, il riferimento a Montanelli patetico (conoscendolo, il vecchio di Fucecchio, un vero vecchio di indomita giovinezza, non come la mummia decrepita, si sarà rigirato nella tomba), l’elenco delle cause contro Travaglio (qualunque giornalista militante e aggressivo come lui ne ha decine, di querele e di cause: vi ricordate quante ne ha Sallusti, per dire? E chiedete a un qualunque direttore di testata), e per giunta cause civili, non penali, è stato davvero triste. Bene ha fatto Santoro a interromperlo: non stava, davvero, aggiungendo nulla.
Ora, leggere – a botta calda, già nei tweet di ieri, e oggi su tanti siti e giornali – che nel “duello” Berlusconi ha vinto, solo perché non ha perso il sorriso (e, a parte che quel sorriso glielo ha fatto il chirurgo e ormai resta sempre così, non è nemmeno vero: mentre parlava Giulia Innocenzi lui aveva gli occhi a fessura e i pomelli di un arancione rovente. Quando gli hanno rigirato la frittatona della DeutscheBank era stizzito, altroché: andatevi a guardare YouTube), non si è disfatto in lacrime, non si è convertito come l’Innominato, non ha baciato Santoro, mi pare davvero enorme.
E mi dice con chiarezza che questo paese non ha speranze. Moriremo berlusconiani. Cioè zombie. Cinesi.
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