No, dico, ma che mestiere fa Jep Gambardella, per vivere in una casa vista Colosseo? Il ministro a sua insaputa di un governo Berlusconi? Certo non il giornalista. D’arte e cultura, per giunta, suvvia.
No, dico, quando nel mezzo di un film – in questo caso “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, e nemmeno nel mezzo, diciamo quasi all’inizio – ti vengono domande del cavolo come quella di cui sopra, allora vuol dire che qualcosa non funziona. Che non c’è quella cosa lì, la “sospensione d’incredulità”. Quella per cui – poniamo – ti sembra del tutto possibile che un personaggio di Tarantino si liberi da una tomba, o uccida (da sola) cento giapponesi cattivi e molto incazzati in un night club. Ma Jep Gambardella – appunto il protagonista del film, ma è difficile chiamarlo protagonista di qualcosa, dal momento che per tutto il film continua a non succedere assolutamente nulla, ma con molto spreco di risorse – non mi sospende l’incredulità. Anzi. Diciamo che me la raddoppia.
E ancora non ho visto Verdone con la faccia da Verdone, ma più depresso, e la Ferilli col corpo da Ferilli e l’accento da “Beato chi se lo fa il sofà”, ma più malinconica. E poi suore, nane, fenicotteri fotoshoppati (il momento National Geographic del film, e nemmeno l’unico), bambine isteriche coinvolte in performance d’arte moderna che sarebbero da Telefono azzurro, adulte nevrotiche coinvolte in performance di vita moderna che sarebbero da 118, artiste imbroglione, colf filippine inutilmente materne, vicini di casa arrestati dalla Dia (che con l’appartamento vista Colosseo obiettivamente fanno pendant), persino funerali indistinguibili dalle feste o dalle cene con tanto di cardinale masterchef umano come Bastianich.
Filo conduttore – ma diciamo meglio semiconduttore, o anche nulliconduttore – di tutto ciò è questo Jep Gambardella (che già è un nome che l’incredulità me la fa vibrare come un rivelatore di bugie a un comizio di Berlusconi), il quale – apprendiamo – abita a Roma da una quarantina d’anni ma continua a parlare un napoletano da sketch di Carosello, tranne quando fa la voce narrante (no, non possiamo onestamente dire “narrante”: diciamo la voce “errante”) e introspettiva (ma non si sa di cosa). Jep (cioè Toni Servillo, ormai unico attore del cinema italiano: prima o poi vedremo un film in cui Servillo fa tutte le parti, comparse comprese) la sa lunga, ridacchia, tace, esercita una sua umbratile pietas, continua a dribblare assurde domande sul suo romanzo estinto (dal titolo ancora più inverosimile del nome dello scrittore, “L’apparato umano”)(e poi, a parte quelli di Dan Brown, nessuno ricorda i romanzi dell’anno scorso, figuriamoci quelli di quarant’anni fa), rintuzza una radical chic (Galatea Ranzi) che nemmeno Moretti vorrebbe in un suo film, vive flash-back, contempla – assorto e metaforico – la “Costa Concordia” coricata su un fianco, né viva né morta, solo colossale; contempla – dissolto e catatonico – Roma l’Eterna coricata su un fianco, né viva né morta, solo colossale, pazzesca, indicibile.
Nello sfiorarsi – senza prendersi mai, senza potersi nemmeno comprendere – tra la vacuità insopportabile (e anche parecchio cretina, invero) del mondo di Jep e dei suoi amici (un campionario di tardone e ninfette, freaks e modelli che in realtà appartengono a una sola categoria, quella dei nuovi mostri) e il magnifico contenitore millenario che è Roma – coi suoi cieli, i suoi sampietrini, i suoi muschi, le sue statue senzienti, i suoi capitelli crollati, i suoi palazzi sbarrati, i suoi nobili cupi e i plebei vitali – occasionalmente, in mezzo al grottesco che implode e diventa ridicolo, in mezzo all’impalpabile che sfuma e diventa inconsistente, Sorrentino azzecca immagini, tocca corde, semina cose a sua insaputa. E noi spettatori – equamente divisi in scettici (io) e volenterosi (sempre io) – magari le raccogliamo, e ce le giriamo tra le mani, e riconosciamo una citazione, uno scorcio, un frammento di sensazione.
Ma poi appare (e sparisce) la giraffa, in mezzo ai Fori. E la suora, la centesima suora (ora, caro Sorrentino, mi dispiace dovertelo dire, ma non puoi mettere in un solo film tutte le suore che Fellini ha filmato in una intera esistenza. Non si fa. E’ bulimia). La suora sdentata, centenaria e che si ciba di radici. Anzi, sembra fatta di radici. La suora-X Men che con un soffio fa volare tutto lo stormo di fenicotteri che si erano provvisoriamente posati sul terrazzo vista Colosseo (che mica sono scemi, i fenicotteri).
Allora ti dici: no, grazie. Ti ricordi che non si è mai detto che per mettere in scena il vuoto occorre il vuoto. Anzi. E rimetti giù quelle cosine che avevi accidentalmente preso, rimetti giù le tue buone intenzioni, e dici “s’è fatto tardi”. Che tu mica sei Jep Gambardella, e fai l’alba per poi dolertene, come se fosse una condanna alla dolce vita (signora mia, è uno sporco lavoro non fare un cazzo, ma qualcuno deve pur farlo). Ed esci, mentre la suora sdentata s’arrampica sulla Scala Santa, sperando di non sognartela di notte, come quando mangi peperonata feroce.
Concordo in pieno é ridondante e troppo evocativo…personaggi che appaiono e scompaiono all’improvviso..
sì ma… la donna e mamma di 4 figli che “si conserva bene” giornalista e scrittrice, secondo me è la De Gregorio
Potrebbe essere anche la Palombelli…;-))
Alberto, i personaggi potrebbero anche dissolversi nel vento, se la cosa funzionasse. E’ che a me sembra proprio che non funzioni…
Lea, ma a parte i 4 figli e la sinistra, onestamente il personaggio sembra molto diverso, come tic linguistici e modo di fare. Ma può essere, eh.
Secondo me, Sorrentino voleva causare proprio questo genere di reazioni… Imperterrita penso sia un bel film
Con tutti i miei limiti, confesso , La Grande Bellezza mi è molto piaciuta e mi sarebbe dispiaciuto non averla vista. Averne di film e registi cast così !
L’ha ribloggato su Amolanoia.
Uhm. Non entro nel merito del giudizio complessivo sul film. Però, quanto alla tua incredulità sul fatto che un giornalista pieno di aderenze e contatti che vive da quarant’anni a Roma possa ritrovarsi a vivere in un attico vista Colosseo – magari rilevata da un qualsiasi ente per due lire negli anni Ottanta quando le regalavano, o con un affitto ad equo-canone bloccato da secoli, o perché è di proprietà di qualche tuo amico facoltoso che non ci va mai e te la lascia usare – orbene, questa è una situazione talmente comune che non serve nemmeno spiegarla. Chiunque abbia vissuto molti anni a Roma ( e non dubito che in altre città italiane sia lo stesso) può farti elenchi lunghi un braccio di simil-Gambardella, sessantenni, ben inseriti, che lavoricchiano, dotati di zero liquidità e autentiche fortune immobiliari. Davvero Sorrentino doveva mettersi a spiegarcelo?
No, il bello è che di solito nessuno deve spiegare niente, quando un film funziona. Questo ha le ruote sgonfie. E dunque nella mente del malcapitato spettatore si affollano domande (cretine, certamente) come quella che, con mio stesso scandalo, è balzata in mente a me. Il che vuol dire che stai vedendo una cosa che non si regge in piedi, e non perché non è realistica o verosimile (sarebbe puerile, come argomento) ma perché non sa essere inverosimile. Non perché non racconta nulla, ma con magnificenza, ma perché non racconta nulla e con pretenziosità. La sensazione è di truffa, di banconota falsa, alla fine, sì, di noia.
Sul film, complessivamente, puoi avere ragione. Ma tra tutte le domande che possono affollare la mente dello spettatore quella di cui parlavamo mi sembra la più incomprensibile, soprattutto se al lettore in questione è capitato magari di buttare un occhio su un qualsiasi quotidiano in questi decenni e, chissà, leggervi sopra la parola “Affittopoli”.
Guarda che qui non si parla di un affitto, ma di una posizione di potere che a me sembra assolutamente ingiustificata.
No, invece si parlava di affitti. E poi si è parlato del fatto che un film riuscito è un film che riesce chissà come ad impedire agli spettatori di farsi domande, cito, cretine – cosa che avrebbe davvero del miracoloso. E ora giuro che smetto di polemizzare, buona giornata.
non ho visto il film e, anche se ho amato le prime opere di Sorrentino, temo anch’io che questo sia un passo falso. l’ho sospettato da quando è andato da Fazio con i capelli alla Fellini, lo sguardo alla Fellini, la voce alla Fellini, i ritmi alla Fellini, a dire che lui, no, non ci pensa proprio a rifare Fellini, Roma, La Dolce Vita etc.: e insomma…
lo vedrò e capirò se ho ragione oppure se ho detto una sciocchezza.
Ma vai a cacare
Villani, hai davvero il nome giusto. Mi spiace solo per quell’Indro, che richiama uno con le palle, cosa che tu ovviamente non sei.
vai a cacare 2.0
Durante il film ho provato repulsione e l’ho trovato irritante. Quasi mi sono alzato. Poi invece gli ho dato corda. E l’ho trovato sfrontato e patetico. E’ sciocco – forse impossibile – non liberarsi del Velo di Fellini, ma nella maggior parte delle scene de La grande bellezza si sente questa necessità del regista di scollarsi da un modo felliniano di vedere le cose che queste cose invece le fa pesare ancora di più.
Poi Sorrentino ha dilatato involontariamente tutto ciò su cui non ha avuto abbastanza potere: il testo, la sceneggiatura. Proprio per questo secondo me è un film meglio scritto che girato.
Forse Leone questa volta direbbe di preferire Moretti 4 e 1/4 a un Sorrentino 2 e 1/8, chissà. A me, ad una prima visione, non ha convinto.
Villani, ti rispondo solo un’altra volta e poi basta: lo so che gli ometti patetici come te vogliono l’ultima parola. Te la lascio volentieri, anzi la scrivo io: “Vai a cacare 3.0”. Ok? E ora vai a fare Villani. Che cosa tremenda, che deve essere.
intellettualoide d’accatto,datti fuoco.
Francesco, apprezzo molto il tuo pacato giudizio, e penso che colga un aspetto importante: non tutto quel che è letteratura si può tradurre felicemente in cinema solo con immagini suggestive e una voce narrante. Così a volte buona letteratura diventa cinema discutibile, imperfetto, con grosse o piccole falle.
Temo di essere in minoranza, qui. Spero non altrove. A me sembra semplicemente un film sulla morte e sulla trascendenza. E un fatto artistico. Troverei quindi ridondante cercare verosimiglianza, e tuttavia la verosimiglianza c’è. Per chiunque abbia abitato a Roma, come me, le suore e i preti che invadono ogni scenario, i soliti noti e aspiranti noti che schiacciano la propria vita nella caricatura di sé (e, forse, della famigerata tv), i piccoli, immensi potentati che sciamano in ogni vicono e sotto ogni ombra… tutto ciò è semplicemente cronaca. Per fortuna, almeno per me, Sorrentino sembra capace di vedere dentro la cronaca (e oltre la cronaca). Il miracolo possibile sempre, anche (e soprattutto, per pura logica) nelle abiezioni miserrime dell’umano.
[…] quanto il vero desiderio di Jep sia, a un certo punto, sparire). Gli aironi spediti via dalla suora X-Men (la recensione linkata, tra quelle negative, è almeno la più divertente e meno livorosa). Un […]
Devo premettere che io non amo il cinema italiano, e Paolo Sorrentino è uno dei motivi. Non ho visto “la grande bellezza”, e credo che non lo vedrò mai, con Sorrentino ho già dato.. Quello che mi ha stupito è il numero dei commenti e l’attenzione per un film di Sorrentino.. …Allora voglio aggiungere qualcosa anch’io. ( No, non del film, che non ho visto, ma del cinema italiano degli ultimi venti/ trent’ anni. Da questo mio commento, escludo Archibugi, Salvatores e Moretti, di cui dubito seriamente che siano Italiani, per lo meno non appartengono al cinema Italiano, di cui io parlo). Io sono per difendere o attaccare un film o un regista in blocco; lo spirito, il tono, il respiro, la sceneggiatura e la fotografia, buone o meno buone, ma nel cinema italiano non si può fare, perche queste cose mancano tutte.. I registi Italiani non corrono rischi, vanno sul sicuro, non vogliono raccontare, ma mettersi in mostra, vogliono far vedere quanto sono bravi, che conoscono il cinema di Fellini e De sica, ma Antonioni, no! In pratica non hanno da raccontare ma da far vedere.. Nonostante la realtà tragica, del mondo attuale, il cinema italiano in larga parte, si trova su un versante sempre più frivolo e vuoto nel campo del fantastico e non solo. Dunque, l’effetto di un brutto film, non è quello di essere un brutto film, ma di impedire la visione di un buon film.. dal momento che i brutti film sono anche quelli sostenuti dai mass-media.
Oggi sappiamo attraverso la psicanalisi, che gli esseri umani hanno la capacità di proiettare mostri, immagini e fantasmi, e l’artista di renderle reali. E sappiamo dalla sociologia che i poteri hanno utilizzato per nascere, crescere e dominare questi meccanismi al fine di subordinare altri esseri umani… “Gli spettri non esistono, ma sono reali negli effetti” ( William Shakespeare).
Ma tutto questo, forse non c’entra nulla..e questi sono solo dei miei pregiudizi, ma volevo; cara Anna, farti i complimenti per il bellissimo post che hai scritto, e anche chi come me, “la grande mollezza” non l’ha visto, nel leggere il tuo post ci ho riso. Come è possibile ridere all’ironia su un film che non si è visto?
[…] https://manginobrioches.wordpress.com/2013/05/26/la-grande-mollezza/ […]
“No, dico, ma che mestiere fa Jep Gambardella, per vivere in una casa vista Colosseo? Il ministro a sua insaputa di un governo Berlusconi? Certo non il giornalista. D’arte e cultura, per giunta, suvvia.”
Jep Gambardella ha scritto un libro di successo ed è diventato ricco. Hai visto il film ma ti è sfuggito qualche dettaglio. Ma poi questa tua inesorabile caccia della razionalizzazione. CHE NOIA. Mi è bastato leggere l’incipit del tuo articolo e dopo venti secondi sono subito atterrato sul corriere dello sport. Molto più intelligente.
Iria, leggi meglio, quando leggi: la verosimiglianza sarebbe una cosa da imbecilli. Il punto è saper essere inverosimili, e Sorrentino, almeno in questo brutto film, non è capace di esserlo. Come non è capace di essere grottesco, né disperato. Solo patetico. Ma lui non voleva essere patetico.
attilioaemme, grazie per la tua pacatezza, che di erinni scarmigliate, e per giunta maschi, e di poveri villani ce ne sono stati fin troppi, qui (compreso il signor “graziedavvero” al quale consiglio, per il suo bene, di restare sul Corriere dello sport e non muoversi più: incontrare delle idee o anche solo delle opinioni potrebbe essergli fatale). Io veramente non ho alcuna pretesa di aver scritto una recensione (infatti vi prego di notare ciò che il signor Villani, col suo acume, e il signor graziedavvero, che non è fisiologicamente capace di andare oltre gli incipit – credo si chiami lectio praecox, ma non sono sicura – non sono stati in grado di capire: questo non è Ciak, né l’inserto culturale del Sole24Ore, e nemmeno la pagina delle recensioni del giornaletto parrocchiale: è un blog, un semplice blog in cui, a intervalli irregolari, la tenutaria riversa quel che pensa o quel che le capita, senza alcuna pretesa), ma solo di aver voluto raccontare la mia sorpresa e un poco la mia irritazione nell’essermi imbattuta in una ciofeca del genere, che mi era stata venduta come capolavoro. Sarà che detesto la pretenziosità di questi tempi, e credo che il male peggiore, a questo povero Paese, lo facciano i mediocri che si spacciano per eccezionali. E Sorrentino con questa sua cosa davvero insopportabile mi sembra una summa di tutto questo (per Villani e graziedavvero: la parola “summa” si può trovare su google. Ne sono quasi certa).
Ancora cloaca, cancellami voglio dimenticarmi di te.
No, Villani. “Summa” non significa “cloaca”. Devi imparare a leggere meglio. Su, riprova. Persino tu puoi farcela.
ps: Villani, so che lo ignori, ma ti rivelo un segreto: per dimenticarsi di qualcuno basta evitare di andare di continuo sul suo blog. E’ semplice, no? Dai che se non te le svelassi io tutte queste cose non le sapresti.
Lo farò sicuramente, grazie del consiglio. xoxo
Confido che il Risultato Messinese lenisca un poco gli altri dolorori.
Cordialità.
Ho ecceduto coi dolori.:)
E’ un bel film, sulla sostanza e sulla vacuità. Semplice, lineare, racconta un conflitto tra queste due cose. Tutti i personaggi positivi vengono da ambiti dove c’è sostanza: Verdone, la Ferilli, la donna delle pulizie e la suora (che però a me non ha convinto come personaggio.) E’ soprattutto un bel film, che si fa guardare con gli occhi un pochino sognanti. A me è piaciuto parecchio.
Questa recensione sembra scritta da un regista che per ragioni professionali ce l’ha con Sorrentino. Ovviamente non è così, ma il tono è quello. E’ l’indice del livore che circola nella nostra società.
Con “La grande bellezza” è semplicemente raccontata la inutilità della vita mondana, (i trenini non portano da nessuna parte) di cui Jep è perfettamente consapevole. Un mondo che coinvolge un pò tutti, politici ed ecclesiastici compresi. Un film che richiama alla mente “la dolce vita” , “roma” e un pò anche “i vitelloni” di Fellini. Alla grande vita mondana romana senza speranza il film lascia intendere chè è preferibile una vita semplice di provincia legata alle proprie radici. Buona interpretazione di Toni Servillo. Il film mi è piaciuto.
Che dire? Se lo riveda quel film, perché non ha capito niente.
Signor lacitignola, se lo riveda il suo commento, perché della vita non ha capito niente.
Scrivere una recensione – un parere, le proprie impressioni – su un film può scatenare reazioni inattese. A me è successo, qualche volta, ma senza conseguenze dolorose, tranne in un caso (“La bottega dei suicidi”, di cui non scrissi bene, ma neanche malissimo); quel che mi mette a disagio è l’accanimento feroce, come se un film, un libro, un dipinto, ammettessero una sola interpretazione e vedessero solo l’entusiasmo in alternativa al disprezzo. La cosa che più infastidisce è sentirsi dire “non hai capito niente” – che la frase sia pronunciata dall’una o dall’altra parte – o “riguardati il film”.
Spiegare perché una cosa non ci piace non è sempre facile, e a volte non troviamo noi stessi le argioni per l’apprezzamento o la delusione, il coinvolgimento o la noia. Anna scrive con intelligenza, ironia e dopo aver guardato il film con attenzione. Si può non essere d’accordo, ma non c’è bisogno di arrivare agli insulti. Quanto a me, non ho visto il film di Sorrentino (di cui mi era piaciuto molto “Le conseguenze dell’amore”) ma le parole di Anna mi hanno rovinato la sorpresa, e vorrei non averle lette PRIMA.
Che si arrivi a toni così accesi nel trattare di un film può anche essere considerato segno di interesse per la produzione artistica contemporanea, italiana per giunta. Io preferisco comunque un confronto più pacato. Saluti a tutti.
Ecco, a volte, anzi, quasi sempre mi viene il dubbio di non capire. Mi sembra di non riuscire a cogliere dei contenuti arcani. Mi succede leggendo libri osannati dalla critica, guardando opere d’arte contemporanea definite meraviglie delle meraviglie. E mi è capitato anche con questo film.
Però, m’ero detta, giarina mia, colpa tua, chè sei limitata, come sempre.
Ondepercui, manginobrioches, stasera andrò a dormire più serena.
Graziegrazie.
Sicuramente ha rappresentato una Roma non romana e di non romani. La Roma dei burini a Roma, dei non romani che se la menano… e che questo personaggio non abbia fatto niente per quarant’anni a Roma e si circondi di gente che ancora gli ricorda del suo unico libro… non è di Roma e parla di Roma, o è Roma dei fuori di testa, più che fuori porta…
Roma non è questa. Forse Frascati?
quando gli stupidi difendono i loro carnefici, è finita. la disanima del blogger è perfetta. poi arrivano i servi a contestarla, perché se la televisione ha detto che il film è bello, significa che è bello. povera patria, in mano a sorrentino e zalone.
Concordo in pieno anch’io:
http://laulilla.wordpress.com/category/recensioni-film/la-grande-bellezza/
Chissà per quanto continueremo a essere criminalizzati per aver espresso qualche opinione “difforme” !
Per tutto il film mi sono annoiata..non vale davvero aggiungere parola…Non so, forse son stanca di vedere i presunti bravi…e bravi.
Bene, qui sopra c’è dell’ottimo materiale critico per fare un’opera d’arte vera, come dite. Buttatevi, chissà che non ci divertiamo, stavolta. Ma, per dire la mia, siamo alle solite, quando a destra s’ode uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo. Per fortuna di ognuno, non ci sarà mai un concerto monotono.
Non ho voglia di scrivere: ma non sono d’accordo su questa analisi. Mi limito alla prima riga: di Gambardella (gente che grazie a un film o a un romanzo ha fatto i milioni e s’è comprato l’appartamentone) ce ne sono.
A chi lo critica dico : ma lo sapreste ideare e poi girare, voi, un film come questo??? Vi invito a cimentarvi in questa impresa.
Fantastica manginobrioches , la cosa più sensata che abbia letto fino a questo momento sull’ argomento . Sono con te .