Oggi faceva prove d’oceano, lo Stretto. E’ d’umore incostante e mutevole, per adesso, e bisogna capirlo. D’altronde, è sempre stato un mare inquieto e sperimentale, continuamente alle prese con prodigi, divinità fino all’orlo e popolazioni rissose e piene di pretese.
In questi giorni le prova tutte: abbiamo avuto quattro mari dei caraibi, due mari normanni, un lago salato, un mare del nord (bellissimo: ha pure messo su un magnifico temporale sulle alture calabre, e tirava fulmini bassi che rimbalzavano e facevano eco fino a qui) e, oggi, un imprecisato tentativo d’oceano dalle onde lunghe piene di alghe e falsi serpenti che s’arrotolavano alle caviglie. Qualcuno ha pure visto una medusa blu, un barracuda screziato e sirene sconosciute che parlavano altre lingue.
L’altro giorno mi pare fosse d’un turchese imparziale e caraibico, ma bastava immergerti per capire che no, era solo un trucco, un inganno fenicio imparato chissà quando: le correnti erano a strisce calde e fredde per tutto il litorale, come una tessitura incomprensibile ma non irrazionale (è pur sempre un mare greco e umanista). Potevi solo percorrerlo chiedendoti, come al solito, con indulgenza, cosa si sarebbe inventato ancora (ché qui mica si viene a fare il bagno, si viene a prendere battesimi e lezioni di stupefacenza e d’impossibile).
“E’ incazzato” m’ha detto a mezza voce la nonna di Pietro, una donna rocciosa che incontro tutti gli anni, di vedetta sul bagnasciuga perché i tritoni non gli rubino il nipotino. Ha quella vecchiaia serena ma non rassegnata che tutte ci augureremmo, con certi tipi di quiete raggiunta, attorno agli occhi e alle labbra, che non escludono i piaceri, le inquietudini e i ricordi, almeno non tutti.
M’ha indicato l’ombra che da qualche tempo grava nera sul litorale, e noi tutti ci sforziamo d’ignorare, come certe disgrazie annunciate, la crisi economica o il disamore. Sotto il suo sguardo giustamente severo non potevo fingere che non ci fosse, e così mi sono voltata. Il ponte di bugie, nero temporale, stava lì, a due campate, come un arcobaleno di sventura. Proiettava un’ombra lunga, storta, attraverso la quale non volavano nemmeno i gabbiani, che pure, saggi e spazzini come sono, non gli fa schifo niente e non temono niente. I canadair gialli passavano di sotto e di sopra, nei loro voli generosi dentro e fuori del mare, con scie d’acqua e pesci che spengono gl’incendi.
“Diventa ogni giorno più nero” m’ha detto quella donna implacabile con gli occhi di civetta sacra. A ogni bugia, a ogni legge assurda, a ogni decreto romano-barbarico quel ponte s’ispessisce, diventa più grande e opaco, e nessuna luce ci passa.
Non so fino a quando potremo fingere che non c’è, ma lo Stretto no. Lui vuole già scappare, e prova ogni giorno le sue correnti, i suoi vortici, i suoi dissapori salini e i suoi venti alati. Qualche giorno non lo troveremo più, se ne sarà andato via, navi traghetto e mostri e sassi di fondale e garofali e capitani estinti e tutto, e a noi resterà solo quell’ombra gigantesca, come una beffa.
E' che sono francamente spaventata. Mai m'è sembrato si sia raggiunta una tale follia perfettamente istituzionalizzata e legalizzata. Quello si fa le leggi su misura, come le cravatte di seta o i rialzi delle scarpe, mentre il Paese è sempre più straccione, disperato e gonzo. Ogni giorno faccio il bagno qui, proprio dove dovrebbe sorgere il ponte, con la concentrazione d'un teorema, come se dovessi rendere una testimonianza giurata. Sì, giuro che io c'ero, quando tutta questa bellezza se ne stava qui, circondata di sfacelo ma (ancora) quasi intatta, sacra a suo modo. Giuro che io m'indignavo, quando le bugie diventavano perfettamente legali. Giuro che non sapevo come fare, se non dolermene ad alta e bassa voce, e scriverne in un blog, e sperare che cose così enormi diventassero finalmente visibili, nei cieli di tutti.
molto, molto bello.
E siamo in piene "trivellazioni di prova". Ma per provare cosa?Il nostro mare, quello a cui ci hanno insegnato a dare del "vossia", è al centro delle manie di grandezza di un nano (rialzi compresi).
Mia cara, tutto il Paese è al centro di quelle manie. E non ci sono faglie che tengano…