La città disossata, con la sua corona di paesi, si stende dalle prime propaggini della "A" al borgo collinare di Ziretto. E' una città bulimica eppure tassonomica: ad Acquedolci invariabilmente segue Basicò, e Cesarò e Condrò e insino Gualtieri Sicaminò: solo a metà dell'alfabeto la provincia si contrae – Lìmina Lìpari – e poi si distende per tre e più sillabe – Mandanici, Militello Rosmarino, Montagnareale, Montalbano Elicona. In fondo l'attendono i santi, santi alpestri dai nomi cagliati – San Marco D'Alunzio, San Pier Niceto, Sant'Angelo di Brolo, Santo Stefano di Camastra – e sante acquatiche, idriche, marine – Sant'Agata di Militello, Santa Lucia del Mela, Santa Marina Salina. I vulcani – Stromboli, Vulcano – sigillano la fila: neri, irascibili, sommersi.
La provincia sillabata è piena di paesi lunghi, restii ad abbandonare la strada: continuano a seguirla, parallela alla costa, allineando i loro nomi millenari: Abbate e Barbaro, Olivo e Pandolfo.
Andrònico, Romeo, Mantinèo, Cùndari, Bùcolo, Calì, Mangraviti, Staròpoli: gli dei greci sono stati qui, belli e pieni di dubbi come esseri umani, ossitoni e properispomeni, e hanno fondato templi e trasalito per la luce che veniva dal mare, la sera.
Zora, Marchetta, Catalano, Mavilla, Lopez, Aragona, Ramires, Lo Turco, Martinez, D'Alcontres: vennero gli arabi coi loro cavalli sensibili, l'algebra e le razzie; poi i normanni e poi i più crudeli di tutti, gli spagnoli magnifici e sparvieri. Incisero i loro stemmi sui portoni che guardavano lo Stretto, regnarono su molteplici bellezze e poi rovine.
Poi vennero i siciliani. Da ogni parte: Siracusano, Palermo, Noto, Caliri.
Coppola, Sciuttèri, Calcagno, Micali: la Storia si scrive da sé, una volta passati i carri dei conquistatori, seppellite le monete d'oro e di rame, le asce, le statue tarlate degli dei, le roncole e gli archibugi. La Storia ristagna anni e secoli tra le dita d'ossa delle colline, le coste, gli andirivieni immobili, da trazzera a trazzera. La Storia trasferisce dei e santi, principi e banditi, sirene e briganti, li mescola nella stessa devozione: San Filippo e Sant'Antimo, San Jachiddu e la Regina Elena, Colapesce e Grifone.
Piena di Zanghì, di Genovesi, di Cotugni, di Zuccarelli, di Bonfiglio: uomini e donne dolci, sgarbati, pietosi, deformi, amorosi, feroci, foresti. Piena di mestieri: Setaioli e Argentieri, Notari e Ferranti.
La Storia scavalca, approda, scava. La Storia si scuote dai fianchi, a forza di terremoti, paesi interi, scacciati a rifondarsi più in là, o addirittura una città: i nomi vennero cancellati, quella notte del 28 dicembre 1908, ricacciati nelle profondità incrinate dell'isola, nel suo mare verticale.
La terra e l'acqua s'ingoiarono le rotte degli agrumi e i nomi inglesi che le reggevano sulle loro W, e J, e K. S'accesero nomi russi, ma durò poco, fino a Michelopoli, la città originaria sparita da tutte le carte, taciuta e sepolta come la prima pietra, come la costola d'Adamo.
Il libro non nomina le città originarie – Zancle, Messene, Avalon, Michelopoli – ma i nomi sono come i corpi: si dissolvono nel ciclo di natura, e tornano sotto altra forma. Sono strade, soprannomi, botteghe: disegnano i canali asciutti, le storie dimenticate, i miramare, le vie consolari e i fondachi, i villaggi.
Il libro, semmai – e il suo autore onnisciente, immanente e assente come dio – ci dice delle città a venire, fitte di doppler, pilates, swarovski, showroom, multiservices. Dove Grazia, Antonina, Catena, Cono, e Giuseppe, Alfredo, Carmela, Rosario lasciano il posto, silenziosamente, a Jessica, Kevin, Deborah, Gabriel, Dominik. Ma, per fortuna, arrivano anche Lilita, e Yogarathinathan, e Mohamed, e Roman, e Martes.
Insieme, in una catena di lettere, andiamo in fila, compatti, ciechi, fiduciosi, verso l'oscuro futuro che s'avanza.
perdonatemi: era una sfida. e io non resisto a due cose: alle tentazioni e alle sfide. (vabbè, facciamo tre, ma non vi dico la terza)
Sfida stravinta,; composizione degna di grandi autori ( sapori di Eco, Bartezaghi…)
Vivere a sfinteri serrati per resistere alle tentazioni è proprio da coglioni. Tutto il marchingegno ha il senso di un gioco, glorioso, luminoso…rasa lila…..
isole compresse.
Se ti va ho lanciato una catena poeticoerotica sul mio blog 🙂