Le zie erano pronte dalle undici e mezza. Avevano piazzato i divani coi cuscini ricamati a forma di Venere di Milo (ma coperti con un telo doppio di cellophane da esterno, non si sa mai), due file di sedie e qualche sgabello per i ritardatari. Zia Enza friggeva crocchette fin dal mattino, che non si sa mai, le cerimonie fanno venire fame. “E poi là ci sono trenta gradi sotto zero, come minimo” interloquiva zia Pina, che c’ha l’empatia planetaria e s’immedesima. Così s’erano coperte ben bene con tutte le scorte di pile casalingo, e zia Enza s’era pure fatta lo scaldino, non si sa mai.
Alle due erano sedute al loro posto, con tutte le invitate: le commari del basilico, Franca di sopra (le vicine si dividono in Franca di sopra, Tota di sotto, Ciccia di lassopra e Melina di lassoprona, superlativo assoluto di sopra), Consolata e la figlia Jessica, Teresa la gigantessa nana, Lina la sorda, la cugina Marisa, la fidanzata del prete. Mangiavano crocchette e ripassavano politica estera: “Certo ch’è bello, Osama”.
“Zia, si chiama Obama”.
“Ma Obama non significa niente”.
“Guarda che Osama si chiama il suo nemico”.
“Chi, quello col turbante e la scimitarra?”.
“Commare, quale scimitarra, quello c’ha le bombe nucleari”.
“Non dite fesserie, le bombe nucleari le tiene Obama nella valigetta. Oggi gliela passa Bush, e lui se la deve incatenare al braccio”.
“E la porta sempre così?”.
“Per quattro anni minimo”. Brusìo della folla.
“Povero Osama” diceva zia Enza ogni tanto scuotendo la testa.
All’inizio della cerimonia avevano parlato a lungo di come farsi la doccia con una valigetta incatenata al polso, pure radioattiva, e zia Maria aveva proposto molte interessanti soluzioni tecniche. D’altronde, lei – da sola – ha trasportato cavalli morti giù per le scale, ha fermato treni in corsa, ha smontato e rimontato fucili a pompa, ha tesserato centocinquanta persone per il Pd: cosa volete che sia una valigetta nucleare al polso?
E tuttavia non riusciva a quietare i timori segreti di zia Pina: “E se esce pazzo e fa scoppiare il mondo?”.
“Ma non può, l’altra chiave ce l’ha l’ammiraglio”.
“Ah, meno male. E chi è l’ammiraglio?”
“Quello sulla sedia a rotelle” faceva zia Maria, che sa praticamente tutto; “E’ stato ferito nella guerra del Golfo”.
Brusìo della folla.
“Osama, Osama” si sono messe a gridare quando il Presidente eletto è stato inquadrato, snello e fascinoso, appena acceso dal rosso della cravatta.
“Certo ch’è bello, Osama” continuavano a dirsi zia Enza e la fidanzata del prete, che c’ha la fama di sconcicatrice e ha l’occhio lungo per gli uomini.
“Ma pure la moglie non è brutta” stava principiando a dire zia Maria, che è l’anfitriona e la sacerdotessa e sa tutto di politica estera, quando Michelle è apparsa in tutto il suo splendore, vestita da Titti il canarino ma con scarpe e guanti verde Shrek.
“Pare una ciocca” hanno gridato scandalizzate, all’unisono. La ciocca è più di una gallina, è una gallina e mezza, anzi una chioccia.
Michelle avanzava dondolando, le piume tutte arruffate dai venti gelidi della Capitale e della Storia, verso la platea di zie e commari molto molto contrariate. Non doveva farglielo, questo.
Quando Aretha Franklin ha cantato per Obama, però, sono state tutte d’accordo: la somiglianza era stupefacente. Con zia Pina, si capisce. Cappello compreso. La zia è rimasta in silenzio, un poco vergognata, un poco contenta, che stava quasi per mettersi a cantare pure lei, con voce da baritono leggero.
Lina la sorda non aveva capito bene, però, e continuava a chiedere chi era quello nero che era entrato nella casa. La Casa, anzi. Quella del Grande Fratello.
“E’ il presidente” le rispondevano a turno.
“Il non vedente” ripeteva Lina, “E io che ho detto?” aggiungeva. E strizzava gli occhi per vedere meglio, "vedere pure le parole", come dice zia Enza.
Le crocchette però erano quasi finite quando Obama ha cominciato il discorso, e zia Maria ha dovuto schiacciare un poco di noci, consare due pomodori secchi, aprire una schiocca di fichi, scartare due torroncini, tagliare un pandoro e un capicollo, che i discorsi fanno venire fame e poi non si sa mai.
Osama ha parlato in un silenzio irreale, rotto soltanto dai gusci delle noci che si frantumavano tra le mani di zia Maria (lei apre le noci, le bottiglie e anche le sicure delle bombe a mano a mani nude, ammazza le galline con un dito solo, e probabilmente fa cadere le cose solo col pensiero, ma questo non è sicuro), dagli sms del telefonino di Jessica, che è troppo giovane per essere sensibile alla Storia, dai singhiozzi di zia Enza che si commuove a tutti i matrimoni, i funerali, le elezioni e le incoronazioni.
“Preciso identico al matrimonio di Lady Diana” ripeteva infatti, sopraffatta dall’emozione.
“Però speriamo che a questo non lo ammazzano” ha pure aggiunto, come colpita da un improvviso pensiero. Per sicurezza, ha fatto le corna sette volte e ha sputato dietro la spalla sinistra.
Teresa la gigantessa, che è astrologa sensitiva e cartomante e sente nelle ossa il maltempo e la sfortuna, però, diceva che no, non c’è pericolo: “Osama non ha le orecchie piccole”. Che, si sa, sono sempre segno di morte precoce.
“E’ vero, Kennedy ce le aveva piccole” ha interloquito zia Pina che ha sempre avuto un debole per Kennedy. Ma tutte, a sentire quel nome, si sono segnate, pure Lina: nel pantheon familiare John Kennedy sta tra San Sebastiano e Padre Pio, appena dietro Che Guevara e Madre Teresa.
“Tutti i Kennedy ce le hanno piccole” ha convenuto zia Maria, che è la più preparata. “E infatti… ”.
Poco dopo, Ted Kennedy, colpito dalla potenza dell’esorcismo calabro, è crollato mentre cenava con Obama, e se l’è portato un’ambulanza. “Lo dicevo io che ha le orecchie piccole” ha commentato zia Maria.
“Ma gli hanno fatto la nominèscion?” chiedeva di nuovo Lina la sorda, che non seguiva bene dalla quarta fila.
“No, è già stato eletto” le spiegava zia Maria, che sa tutto sui meccanismi elettorali. E poi aggiungeva: “Speriamo che non lo ammazzano, tutte le forze oscure e reazionarie”. Perché certe volte parla come il nonno, zia Maria, e lo sa. Il nonno, col fazzoletto rosso al collo, dalla cornice d’argento faceva piccoli cenni d’approvazione che poteva vedere solo lei, e si potevano pure scambiare per i guizzi della fiamma del lumino sempre acceso.
E comunque il discorso di Osama è piaciuto a tutte.
“Specie quando ha salutato il sole, il vento e la terra”.
“Zia, non li salutava, diceva che li useranno per l’energia”.
“E non è la stessa cosa? Guarda quanta energia” m’ha fatto la zia, indicando i due milioni di persone che ascoltavano il discorso, a zero gradi centigradi e un ineffabile sole sul volto.
Diavolo d’una zia, c’ha sempre ragione.
In effetti, ci siamo commosse tutte. Perché quando ormai eravamo convinte che non ci sono speranze, che il mondo è dei furbi e dei ricchi, anche se sono nani o incapaci o dabliu, ecco che ti spunta un Obama, nero e figlio di gente povera, e ti diventa l’uomo dello Studio Ovale, l’uomo della valigetta atomica. L’uomo chiamato a parlare in mondovisione di cose tremende come la verità la libertà e la speranza senza usare una sola parola finta, di quelle parole di cartone che davanti sembrano palazzi, grattacieli, fabbriche e bastimenti e dietro non c’è niente, solo tubi e filo spinato. La vita è inesauribile, dice zia Maria. Diavolo d’una zia, c’ha sempre ragione.
fate largo! fate largo! il primo commento è il mio.
non ho visto in tivvù l’Annunciazione, l’ho vista con i tuoi occhi belli.
buone le crocchette, speriamo che non siano tutt’un bluff e non ci vadano di traverso a tutti.
ti auguro quattro anni di ziemarie esultanti e di rivoluzioni vere.
hahahaaa, manginocrocchette! è bellissimo :-))) anch’io ero con delle zie, benché maschi, ma non è stato così!
il silenzio a certe parole, quello sì, anche noi.
let’s hope..
sì, è stata una specie d’Annunciazione. Ci volevano gli angeli, anzi le angelesse bulimiche e baffute delle zie, per saperlo.
varasca querido, in che senso “zie benché maschi”? non lo sai che le zie hanno generi, numeri e anche dimensioni assolutamente speciali? (let’s, let’s).
L’evAnto planetario e mediatico è molto doubleface.
Non siamo più abituati a sperare, anzi ci siamo tecnicamente preparati a non farlo per adattarci al “così va il mondo”… e – diciamolo – va di merda.
Avrei voluto avere più “afflato” d’entusiasmo (io che spero sempre e comunque) per Obamuccio e l’ingrato compito che si è accollato. La solidarietà, umana umanissima, non manca. Ma questo è un mondo duro da cambiare, l’entropia buona pareggia con quella cattiva, quella cattiva spesso è travestita da buona e ci coinvolge, complici passivi. Un’altra visione del mondo (fuori dal cinsumo) ancora non c’è nella pratica. La teoria merita fiducia prudente. Oggi siamo più accuorti, sappiamo che quelli che fanno davvero vengono accoppati. Rimane solo chi fa finta di fare, o chi fa per sè. E mentre penso che Berlusconi al suo “terzo” mandato (leggittimamente votato e rivotato) mi sembra ormai “normale” guardando Obama mangio una crocchetta anch’io e mi dico “speriamo bene… speriamo”.
grandioso!
Fantastico! Mi hai fatto morire dal ridere.
Non sono sicuro che i non meridionali possano godere al 100% di questo raccontino. Probabilmente all’85 🙂
(comunque, anche Osama probabilmente piaceva alle zie, era un bell’uomo; ma ora c’è Obama, anzi Obbama).
Purtroppo, sono un po’ scettico sul suo conto. Preferisco aspettare qualcosa di diverso che i discorsi.
E pur io mi sono commosso, per la seconda volta. Rido con le lacrime.
Le tue famose zie non potevano non prendera parte a questa apoteosi, loro, così immense ormai nell’immaginazione dei tuoi lettori (osanna anche a loro e alla nipote).
E confidiamo negli auspici di Teresa la gigantessa.
Che la zia Maria possa avere ragione fino in fondo. Abbiamo bisogno tutti di un po’ di sole (e che ci dicano pure che siamo “abbronzati”…
Le zie possono. 😉
smack
G.
E Obama anche, lo speriamo tutti.
E Aretha pure. Un cappellino così, solo lei poteva.