A casa mia non è mai notte.
Non nel senso che non ci viene, la notte, a casa mia. No, è notte un sacco di volte al giorno e va benissimo così. Piuttosto, non andiamo mai a dormire, non spegniamo le luci e non chiudiamo le imposte, non smettiamo di fare quello che stavamo facendo, anzi cominciamo a fare qualcosa di nuovo e che duri (chessò, i carciofi ripieni, la riforma dello sgabuzzino, un post, una partita a Risiko, una causa di divorzio). La miciazza salta in giro, litiga con gli spiriti e partecipa alle nostre attività. Ma lei parte avvantaggiata, perché è già notturna e nittalope, beata lei.
Noi finché ce la facciamo e il fisico ci regge neghiamo la notte, invece, le indichiamo diversivi. Non che non l’ammiriamo. L’amiamo tanto da costellarne il giorno: ci sono riserve di notte in un sacco di posti, noti a noi tutti, miciazza compresa.
Mia madre teneva la notte nei mortai, in alcune agende, in certi angoli del corridoio che ancora sono bui e la notte non viene via nemmeno a grattare con la lisciva, e la nuova inquilina ha speso una fortuna in solventi ed esorcismi, niente da fare, la notte macchia, come il sugo di ciliegie, il caffè, l’inchiostro, il dolore.
Io tengo la notte per lo più sulla carta, nella stanza del caos, in un taschino sul cuore, in barattoli di vetro (dove poi dimentico di scrivere la data di scadenza), in alcuni pensieri che non riferirò. Tra i libri, poi, c’è un sacco di notte, come sanno tutti quelli che hanno una libreria, anche piccola. Certe volte cola fuori, e bisogna cambiare disposizione dei volumi, chessò, mettere quelli più chiari, o quelli con più porte e finestre, o quelli coi petali che seguono il sole, vicino al bordo. Ma sono cose molto personali, le librerie. Figuriamoci.
La miciazza ha le sue provviste personali di notte, la sua notte felina a noi ignota dove striscia e sprofonda nel sonno definitivo dei gatti (il gatto è l’animale che dorme di più: la sua saggezza superiore si rivela anche in questo, suppongo).
E comunque non è il sonno. E’ il salto, quello che ci spaventa.
Ci spaventa decidere che il giorno è finito, chiuderlo, tagliarlo via con gesti che pure si facevano e si fanno: mio padre chiudeva cerimoniosamente la serratura della porta di casa, facendo schioccare i colpi blindati, in modo che si sapesse; mia madre ritirava il bucato prima che prendesse la brina di sirino, che lo ricamava con piccoli fori di ghiaccio. Ma io mi ritiravo nel cerchio magico della lampada, e schieravo matite e pennini e musica, soprattutto musica, e mio padre si chiudeva nel suo studio, circondato da schemi, scacchi, diagrammi fitti di numeri con un lieve rumore di macina. E le luci erano tutte accese, nel corridoio e nelle camere, e svariate tivvù si parlavano tra loro, e la cucina sbuffava di vapore come una locomotiva.
Ora è esattamente lo stesso.
Perché ogni giorno che passa lascia un’ombra, anche piccolissima, e perché la notte ha una bocca enorme e vuota, e potrebbe non lasciare nulla di noi. Perché la notte preme da ogni lato sulle pareti della casa, e non è la notte ingannevole e ingioiellata distesa sullo Stretto, intenta a far navigare le terre attraverso i pescherecci: è sempre la stessa notte originaria del paese di mia madre, una notte di castagni invisibili, di vallate completamente cieche, di richiami spaventosi, di lupi, di futuro.
Così noi resistiamo finché possiamo, e quando non possiamo più ci addormentiamo di colpo, come per una fucilata, e dormiamo tutta la notte con un’ingordigia che la consuma per intero.
La mattina dopo, infatti, il mondo è nuovo e la notte – se solo siamo bravi, se solo riusciamo a resistere, stasera – potrebbe anche non tornare mai più.
Nessun dorma
16 gennaio 2008 di manginobrioches
Eppure da sempre attendo la notte con gioia. Per l’abbraccio serale, per l’idea che arriva e il febbrile battere sui tasti, per il silenzio e per la musica, tutta mia nella cuffia, per il perdono e per le scuse, per il sesso promesso da uno sguardo. Ci si domanda sempre con ansia “cosa ci porterà il nuovo giorno?”. La notte invece mantiene le promesse. Buona notte.
ps (Ricordi? Ci conoscemmo parlando di una Grammatica della Notte).
E’ e s a t t a m e n t e così.
(pardon per l’enfasi grafica. E non lusingarti: è soprattutto invidia, la mia, per come dici le cose ;))
una grammatica, sì, con tutte le sue eccezioni.
Pensi poi che ci son luoghi dove le notti si accatastano in ordine, che quando serve – nei periodi più freddi in cui la nebbia la si può raccogliere a mezz’aria con un cucchiaio o un mestolo e afne dei budini- se ne fanno fascine da fae entrare a forza nella stufa, o luoghi dove le notti si travestono da giorno, e ci si potrebbe anche lasciare ingannare da quel vasto chiarore, non fosse che, a guardare intorno, non c’è nemmeno un’omba al suolo.
E poi ci sono notti che durano sei messi e passano in un lampo (buio)
Io invece ho riserve di giorno nei cassetti segreti, un pronto soccorso quando certi crepuscoli sono troppo pesanti da combattere e la casa, malgrado sia piena di lumi e lampadari, proprio non ce la fa da sola.
E’ un affresco molto bello quello che fai. In certi passi ho rivissuto certi momenti della mia infanzia: c’erano gesti quasi rituali, ripetuti infinite volte che annunciavano la fine del giorno.Giulia
aqua, io adoro la notte. infatti vivo la maggior parte delle cose, di notte. il che non vuol dire che non ne abbia paura. e poi, come sai, le paure sono ereditarie, e dunque non ho scampo: ce l’ho nel sangue, quella notte sciolta. (ricordo, ricordo: è un altro dei doni della notte).
Arimane, tu invidia non ce ne hai, nemmeno a farti esaminare dai Ris, credimi. L’enfasi, comunque, è una categoria che approvo. Sarà la mia parte siciliana.
Herr, mi sa che gliel’ho detto un sacco di volte, ma io adoro i Suoi refusi. L’omba al suolo e le notti misurate a messi mi piacciono moltissimo: ho fatto un raccolto di notte, l’ho macinato fine e ne ho fatto pani d’ombra. D’omba, mi scusi.
Tez, per questo esistono le librerie e le stanze del caos, e persino la memoria: per conservare notti e giorni per quando servono.
ciao giulia. credo che ogni famiglia abbia i suoi rituali, per aprire e chiudere i mondi. sono quelli che si ereditano, anche per mondi diversi o inesistenti, o addirittura opposti.
uff
La notte pestata nel mortaio,
l’ho ascoltata una volta,
di straforo,
faceva dei lamenti piccini,
cercava di scappare
negli angoli morti,
nelle fessure dei comodini.
Là poi si allargava a dismisura
con suo silente vapore inondava la filura,
tutto un fumino dilagava in sottili filacci
e finiva sotto i letti a far mucchietti
di bambagie,
ovatte di sonno
MarioB.
senza volere essere irriverente, ché come sempre apprezzo quanto scrivi in originale opera di scavo, mi piace citare una cosina delle gemelle Kessler di tanti anni fa: “La notte è piccola per noi, troppo piccolina…”…;-)
Good Morning—Midnight—
I’m coming Home—
Day—got tired of Me—
How could I—of Him?
Sunshine was a sweet place—
I liked to stay—
But Morn—didn’t want me—now—
So—Goodnight—Day!
I can look—can’t I—
When the East is Red?
The Hills—have a way—then—
That puts the Heart—abroad—
You—are not so fair—Midnight—
I chose—Day—
But—please take a little Girl—
He turned away!
Non sapevo di essere così saggia, molto più della tua gatta.Eppure anche io penso che consumare la notte nel sonno sia uno spreco terribile. Poi però, per la contraddizione che sempre mi distingue, ai miei lunghi sonni (a proposito ma in vecchiaia non si dorme di meno? allora sono anche giovane oltre che saggia)aggiungo la totale mancanza di gesti che chiudano il giorno. mai data una mandata alla serratura e mai bevuto il latte caldo prima di dormire, neppure stasera che ho la tosse.
Ma come ti vengono questi strani pensieri, Brioscina?Stasera stenterò a prender sonno…
La notte rinnova il mondo ogni notte.
Mi è sembrato doveroso lasciare un commento a questo post, ora, nel punto più fondo della notte, ché tra un po’ è già mattino, ma ora proprio tutto dorme, pure tu abbattuta dalla fucilata del tuo sonno.
Invece io e la miciazza vegliamo. Domani ci annunciano una finta primavera per meglo coadiuvare l’effettoMerla. Mica vogliamo cascarci? Queste cose ci diciamo sul limitare della notte, in questo respiro placato del sabato finalmente finito. La notte… come si può rinunciarla? Vabbè, vado a chiudere le imposte, albeggia sul gelsomino.
🙂
Il tuo spaziotempo poltiglioso inquieta, a dire il vero. Una notte impastata di giorno, e viceversa, dovrebbe diluire l’ombra, e invece qui l’ombra fa ancora più paura.
E’ che l’impasto, le cose che butti quasi alla rinfusa nel pentolone, sapiente magàra, alla fine appaiono per quello che sono: formule incantatorie, liturgie esorcistiche. E sunu cosi chi fannu arrizzari i carni, che turbano nel profondo il lettore.
Leggerti è un’esperienza sempre più sconvolgente, uno sballo lisergico. Stai superando te stessa.
non ho potuto resistere e ti ho nominata al Thinking blogger award… Per me la notte è sollievo del corpo e dell’anima. Dell’anima, soprattutto. E il sonno lo attendo e lo accolgo con gratitudine.
se ha bsogno che le scocchi la sveglia, non si faccia scrupolo, domandi, domandi, abbiamo un gruppo di cornamuse e di viole da gamba che interviene a domicilio (però partono dalle Prealpi, occorre un minimo di preavviso)
io non so – per seguire giorgi – se ti nominerei in una lista di blog che mi fanno pensare.
credo di no.
però ti metterei nella lista di queli che mi fanno innamorare. proprio con le caratteristiche più pure del fatto: quel senso di straniamento forte, ad esempio.
(ho deciso che prenderò le tue lezioni di tango e le regalerò a tutti gli amici miei)
Una notte luminosa che non cede al sonno e alla noia dell’alba. Empatia totale col tuo bioritmo esistenziale e letterario
Quando cala la notte, nei posti sbagliati sono tragedie.
Sento calar la notte in posti dove non dovrebbe mai calare,ad esempio nel tempio della politica, della politica che dovrebbe rappresentarci.
Cala la notte, sulla pseudo-cultura.
Cala la notte sulla solidarietà, la solidarietà sana degli italiani ( vedi rifiuti di napoli).
Cala la notte in posti che non vorremmo mai che calasse, sull’intelligenza dell’uomo, con dei profili sempre più in basso.
Cala ancora una volta la notte, sulle religioni che più rappresentano il nostro mondo.
Ferite che ormai non si chiudono più, purtroppo.
Per fortuna non cala mai la notte sui tuoi scritti, continua così manginobrioches.
Che la notte stia solo nella notte, anche solo per i sogni, sogni che puntualmente, porca miseria tardano ad arrivare.
Ciao L’illustra…
Qui si sogna sempre… a occhi aperti!
Ciao. Chocolate
“..perché la notte ha una bocca enorme e vuota, e potrebbe non lasciare nulla di noi.” non so con quanta consapevolezza tu abbia scritto queste parole, brioches. ma ne capisco profondamente il senso.
Chapeau!
Proprio bello questo pezzo.
E quanta notte tengono certi giorni hai ragione.
ma che bel post, davveroooo, eppoi è proprio quelllo che succede anche da noi, … sulla notte :-))
a presto 😉
Affittasi barattoli di vetro contenenti sogni di ogni tipo, “imbarattolati” prevalentemente durante notti senza un filo di luce lunare. Ma non è importante la luce lunare, da noi, La nostra gatta, nittalope e dormigliona come un gatto, ci pensa lei, all’operazione.
ps: Non si accettano reclami per eventuale sogno” impelato***
è colpa della tua parte siciliana, ma ho divagato. ho ricordato una notte a capo passero. pochi mesi fà.
Signora, a che punto è la notte?
mangino, che sei brava già te lo dissi e scrissi.
Notti fa.
ciao
remo