Uno è un vecchietto che gira su una bicicletta “Graziella” da bambino, dipinta d’un bianco sporco tutto scrostato. Ha i pantaloni col risvolto, e porta calzini a colori con le infradito di plastica, o qualche volta i sandali di cuoio. Dalla tasca sporgono carte consumate dal bordo irregolare.
Non dice una parola, non si ferma mai: pedala serio e regolare, nel centro esatto della strada, fisso su un suo preciso punto d’arrivo che sta al di là, o al di qua della città.
Ha occhiali spessi, occhi indecifrabili, una barba d’un bianco sporco tutto scrostato, il vestito grigio chiaro e una camicia col collo troppo aperto.
Conosce di certo le gioie contromano delle corsie preferenziali, conosce i varchi invisibili del traffico eterno e metallico, conosce una specie di silenzio sconosciuta a chiunque altro di noi.
Nessuno che l’abbia mai visto fermarsi, o scendere dalla bici. Nessuno che abbia mai osato dargli un nome. Nemmeno quando piove.
Qualche volta viene da pensare che non percorra esattamente i nostri stessi luoghi, visto che non condivide i nostri scopi e i nostri nomi. Forse segue un’altra topografia, a noi ignota. Vede le Quattro Fontane, marine e spagnole, che ancora si guardano occhi negli occhi, vede impiantiti di piastrelle, timpani, bifore. Attraversa lastrici, sottopassaggi di pietra forata, archi. Costeggia l’argine del fiume estinto, percorre la vecchia via degli argentieri, le botteghe una per una. Arriva alle porte del Ghetto. Raggiunge la Palazzata, gira attorno al Monte di Pietà, alla qualità impassibile dell’Immacolata di Marmo. Scansa le macerie del terremoto, ma qualcosa di quella notte di calce gli resta incollata addosso. Raccoglie le ultime vibrazioni d’oro del campanile, prima che la notte lo zittisca, e la dimenticanza degli uomini.
Bisognerebbe seguirlo, e tracciare una mappa dei suoi andirivieni: apparirebbe, forse, la sua città che non rassomiglia alla nostra.
essì, la città ha un suo catalogo che non facciamo mai in tempo ad esaurire. l’ho incontrato, il vecchietto, che procedeva caparbio e contromano, sereno come chi sa dove va. ma lui lo sa, a differenza di noi.
anche tu abbagliata dai flebili segnali d’una pervicacia fuori tempo eh
Oh, pare di vederlo questo vecchietto: è di quelli che quando li vedi passare sembra che procedano entro un loro alone di silenzio.
Molto bello.
e così hai finito per incontrarmi.
😉
(M.)
E così, questo sarebbe un pazzo.
Mancano due virgole.
Una all’inizio del post (la cosiddetta “virgola incipit”, con cui è sempre opportuno aprire un testo invaso da punteggiatura) e l’altra dopo la virgola del nono rigo (la cosiddetta “virgola rafforzativa”, che ancora non è un punto e virgola – ma ci siamo quasi – e rallenta ad arte la già stentata andatura della narrazione).
Possibile che questi trucchetti di retorica te li debba insegnare io, cara la mia briochona?
Per il resto il post mi sembra scritto bene, specie tenendo conto della totale assenza di una vera e propria sostanza narrativa.
Voto: 7-
la città appare sempre uguale solo per acquistata abitudine degli occhi.
Ma ogni notte si ridisegna, si spostano case, si raccontano strade, si scavano fondamenta profondissime e si lastricano piazze d’intenzioni.
Al mattino, la città assomiglia a quella di ieri, ma non uguale, e spostata un po’.
Mi chiedo se lo stesso avvegna a noi.
(sì, ovviamete)
fuoridaidenti, la pervicacia sboccia a primavera?
ciao arden, è così: il vecchietto azzera i rumori della città, in qualche misterioso modo.
M., accidenti. Non sapevo fossi proprio tu.
ciao Gretsch. S’intende che “pazzo” in questo blog è epiteto dei saggi.
ciao prof. sono contenta che ti piaccia, il post. Per la punteggiatura mi sto attrezzando, ma non è facile. Ti lascio qui un po’ di virgole, alcuni punti e alcuni puntievirgole: questo è un blog “fai da te”.
,,,,,,,,,,,, …… ;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;
baci.
Herr Effe, certo che sì. Se ci fa caso, la mattina davanti allo specchio siamo sempre un po’ altri, o anche altricci. La ossequio.
ah, ah… “altricci”! stavo per raccontare del vecchio con la bici della mia città, ma questo meraviglioso neologismo mi ha fatto proprio ridere, mentre la storia del vecchio è tenera e triste… sarà per un’altra volta!
Gloria
contro mano, contro-senso. e saperlo che il suo non nonsenso , tutti ci frega! noi, talpe, ignorando noi.
“Qualche volta viene da pensare che non percorra esattamente i nostri stessi luoghi, visto che non condivide i nostri scopi e i nostri nomi”
Mi è piaciuto moltissimo questo passaggio. E’ una riflessione che mi è spesso passata per la testa nella sua sostanza, riguardo a diverse persone.
Bella immagine, questo racconto, in generale, molto ben tratteggiata.
Non concordo con l’anonimo punteggiatore sull’assenza di narratività. La non-storia è una storia (se è scritta bene)
La bicicletta “d’un bianco sporco tutto scrostato”, come la barba, anch’essa “di un bianco sporco tutto scrostato”. E poi non scende mai dalla bicicletta. Forse lui è la bicicletta stessa, la bici della matta briochina, l’invisibile veicolo che porta in giro il suo sguardo per la città che gli altri non vedono.
Quel vecchietto forse non esiste, è un espediente letterario per viaggiare nell’altra città. Ma quanto bene lo hai descritto!
E tutte le virgole sono al posto giusto.
voto: 10 meno.
10 pieno e un bacio se togli le ultime 4 righe in corsivo (ma che pretese, questi chiosatori!).
Aggiungo che nessuno, in tutto il mondo, ha il senso delle pause, e capisci i virguli, come i siciliani.
U capisti?
PRECISAZIONI:
1) Ho parlato di assenza di sostanza narrativa (non di narratività). Intendo dire che il post non racconta granchè, cioè non contiene una storia vera e propria. Si limita a prendere spunto da un’occasione (storica o fantastica) per evolvere in un piacevole delirio lirico-descrittivo che “narra” il mondo interiore di chi scrive e racconta le di lei (il “di lei” è per scherzare…) proiezioni oniriche, affettive ed emozionali sulla circostanza da cui si è preso spunto (ciò che non per forza deve essere inteso come una critica). Dire che “la non-storia è una storia se raccontata bene” è un po’ come dire che la mafia è un’istituzione di carità, se bene organizzata. “Le parole sono importanti”, ammoniva Nanni Moretti, e sarebbe un gran bene smetterla una volta per tutte con questa gara fra cialtroni-parolai nel dire tutto, il contrario di tutto e ogni via di mezzo fra gli opposti.
2) Sono siciliano e un po’ mi intendo anch’io di virgole. Quelle della brioche, a mio immodesto avviso, sono troppe. L’abuso di punteggiatura è un tipico errore dello scrittore che si rifiuta di mettersi nei panni di chi legge. L’eccesso di punteggiatura interrompe il ritmo naturale del discorso e rappresenta un ostacolo per il lettore, cui è impedita una libera e vertiginosa discesa nei gorghi insidiosi della scrittura. Si impiega molto più tempo a scrivere che a leggere (non sempre, lo ammetto) e l’orgia di virgole è il segno della fatica di chi ha scritto, segno che però andrebbe cancellato una volta che l’opera è conclusa. E’ come se un pittore non togliesse l’impalcatura dopo finito un affresco.
3) La brioche è molto brava e non ha affatto bisogno di essere circondata da uno stuolo di leccalulo scodinzolanti.
Ossequi.
Daniele
P.S.) Il 7- era solo per scherzare. Baci.
un caro saluto
🙂
s.
daniele,
le parole sono importanti, convengo.
Per cui mi chiedo se quando le usi per dare del cialtrone e anche del leccaculo scondinzolante a qualcuno ti rendi conto di ciò che dici.
Detto questo, usa pure le parole che vuoi.
Poi, che io abbia usato “narratività” invece di “sostanza narrativa” perchè andavo a memoria, non cambia che ho capito (giuro, il mio cervellino cialtrone e leccaculo l’aveva capito) quello che intendi.
Quello che intendevo io è che una non-storia può essere mero esercizio di scrittura oppure invece rivelare profondità dell’autore, essere invece l’incipit di una storia che poi il lettore si costruisce da solo.
Quello che intendevo, con una frase che voleva solo essere sintetica, dal momento che non avevo molto tempo, e non voleva essere “a effetto”, è che questo racconto è una non-storia scritta bene. Non ha un vero sviluppo narrativo, ma non è un “guardate come scrivo bene”. E’ una storia, anche se non succede niente.
Secondo me. E ripeto (che è importante) secondo me.
Buona pasqua.
Ma questa è “La leggenda del Santo Biciclettatore”!
raccontata dalla peccatrice Brioscia di pissona pissonalmente. punto due punti punto e virgola. Garantisco che vecchietto con la bicicletta c’è anche se non l’ho mai visto. Perchè ho visto il vecchietto Mister Magu’ (chiedo venia. la “u” di Magu’ è impropriamente apostrofata perchè nel mio nuovo pc la “u” accentata si rifiuta di farsi digitare) quello col berrettino da ciclista e le braghette a quadri e giacca blu. gira per il mio Barrio (nobile barrio del Municipio) e declama un luminoso virgola stentoreo virgola argentino virgola abbagliante “chiiicchirichiiiiiiì” punto.
Altre volte innesta la variante “Tarzan” due punti: “AAAAAAH-AAAAHAAAA” punto. Altrettanto liberatoria.
Brioscia non l’ha mai visto nè udito, quindi esite. E’ la “Leggenda del Santo Urlatore” e anche lui vede, sente e dice cose di pollai e di giungle che non vediamo, ne udiamo, ma che ci appartengono comunque punto
Ho aperto la parente e la chiudo. Ma prima mi do un voto. Anzi un giudizio due punti: terapia tapioco, direi, molto antani.
😀
Il Daniele usa parole forti ed è molto, molto attento alle virgole. Deve essere un tipo studiato e saputo.
Lui sì che lo sa, virgola, dove si mettono le virgole. E poi sa distinguere tra sostanza narrativa e narratività. Insomma (e semplicemente): LUI lo SA. E ce lo spiega, a noi gentina da blog e leccaculo.
Un tipo così, uno che si premura di spiegare con enfasi e puntiglio e sicumera che sì, insomma, non c’è male, però ci sono troppe virgole, e manca la virgola dell’incipit (ecc.); un tipo così (dimmi Anna), non hai l’impressione che stia immediatamente sui coglioni a tutti? Io sì, ho questa impressione. Ma il guaio è che un tipo così non si rende conto di essere solo ridicolo e antipatico. Anzi, magari è convinto che lo si debba ringraziare per le lezioni che va impartendo.
Scusami, Annina. Lo so che il nel tuo blog non vuoi litigi, ma è più forte di me. Un tipo così e solo da invitare a cacciarsele nel culo, le sue virgole, preferibilmente dal lato della punta e non da quello arrotondato.
Cancella pure questa svirgolata, se ti sembra troppo aggressiva. E ti consiglio di non rispondere più ad altri eventuali suoi commenti. Un tipo così, se tutti si voltano dall’altra parte e non gli prestano alcuna attenzione, prima o poi la smette di concionare.
Samuele… No, Grabiele… No
Giovanni (sloggato perchè in ufficio abbiamo inibito i kookies)
Leggo il commento di farolita, così ironico e garbato, e quasi mi pento di essere andato sopra le righe. E’ così che bisognava rispondere. Oh, perdonami, Anna.
Noi Siculi siamo un po’ troppo sanguigni e impulsivi, certe volte.
Chiedo scusa anche o profissuri di virgologia.
(l’Annamallamo, guai a chi me la tocca).
(madein)franca
Buona Pasqua, cara. Per la telefonata in sospeso provvederò io.
E’ curioso come l’osservatore immobile veda il viaggiatore infradimensionale (a causa del fronte d’onda meta-probabilistico) nei modi più bizzarri. Nella foto A.Einstein con il suo prototipo di cronomacchina infradimensionale poco prima di raggiungere Alpha del Centauro.
Cara Anna,
a me la tua “non storia” è piaciuta molto. Mi ha evocato sentori di un mondo che parrebbe non esistere più, brutalmente scalzato dall’attuale ad altavelocità. Invece quel mondo trova e troverà sempre, credo e spero, anfratti in cui continuare a “pedalare”, perchè possa dire a noi e a quelli che verranno chi siamo e da dove veniamo. Ciascuna frase apre uno squarcio su quella dimensione e si avverte un vento caldo che arriva all’addome..A leggerla, la tua “non storia”, mi è affiorata una emozione che sapeva di pianto, come avviene quando ci si reincontra con una parte di noi che credevamo lontanissima e perduta.. Ho letto anche i commenti, alcuni molto interessanti per me, che non ho titoli e raffinatezze letterarie; l’amico Daniele è stato duro, ma al tuo posto l’apprezzerei.. i suoi commenti hanno consistenza tecnica (mi pare, io sono rozzo in materia..); però, ai miei occhi, non hanno tolto nulla al valore della tua “non storia”.
A presto
Il tuo sguardo sulle cose mi affascina sempre. E leggerti sempre mi emoziona. Grazie.
ma a un certo punto, quando nessuno guarda, la bici parte verso il cielo, pedalando col suo moto perpetuo.
è così, è la storia, e quando parte forse noi lo vediamo ma lui chissà dov’è? 🙂
Anche lui, come molti è un cercatore… e non necessariamente di oro o di materia.
E segue una mappa tutta sua, per trovare ciò che cerca…
Un saluto, mf
– Punto! Punto e virgola!
– Troppa roba!
– Ah, lascia fare! Che poi dicono che siamo provinciali… chesiamo tirati…
– Ma è troppo…
– Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi. Che siamo noi. Apri una parente. Apri una parente e dici: “che siamo noi”. I fratelli Caponi. Hai aperto la parente?
– Mm.
– Chiudila.
(it)
(it sta per cit)
che dire? la topografia della città preterremoto ne esce totalmente ridisegnata. Quasi un percorso irto di virgole….
un visitatore occasionale