La murena morta guardò la folla di bagnanti: stavano sul bagnasciuga e gridavano. Il mare era sporco, stanco, schiumoso: era il lato b dell’estate, quello che comincia la notte di Ferragosto. La mattina dopo la luce rotola verso il basso, e il sole diventa d’un giallo maturo e gigantesco.
La murena morta era dal lato sbagliato dell’estate, e si faceva portare dalla corrente. In spiaggia l’aspettavano, ansiosi.
"E’ un copertone!". "No, è un legno". "Ma no, è una murena".
E la murena morta li guardava con gli occhi rotondi socchiusi, i bei fiori marroni sul dorso che appassivano nell’acqua.
I bambini non avevano mai visto una murena, e probabilmente anche la murena non aveva mai visto i bambini: lei vedeva solo buchi nella roccia, scie di preda, il sole sottomarino dentro le bolle d’acqua. I bambini erano mostruosi, per la murena morta, che pure gli somigliava: anche loro vedevano buchi, scie, bolle dove nessun altro poteva vederle. La morte li eccitava, dentro e fuori la murena. Una cosa misteriosa accomunava la murena morta e i bambini, ed era crudele come l’estate finita, la corrente, la pelle finemente istoriata della murena che andava smagliandosi.
I bambini l’aspettavano, ma la murena morta non si decideva ad andare da loro. Non s’avvicinava e non s’allontanava, restava nell’acqua, il corpo di seta marina allungato sulle onde.
"Ma è viva" diceva qualcuno, che non capiva i movimenti del mare, la reticenza dell’acqua e della murena.
"No, è morta" dicevano altri che sapevano i segni della morte: nessuna creatura – tranne forse gli uomini – resta così a dondolare. Le creature nell’acqua sono fulmini di carne viva, frecce di carne compatta, con un sapore salato e aspro.
A un certo punto qualcuno s’è fatto avanti, ha raggiunto la murena morta che contemplava la spiaggia, l’ha tirata fino a riva: i fiori del dorso si aprivano e si chiudevano, fiocchi di neve marina, arabeschi, pietra, scritture scomparse dal mondo ma non dal mare.
I bambini hanno guardato la murena, e la murena ha visto i bambini studiare la sua morte marrone e salina, la sua morte dagli occhi fissi, d’un nero assoluto, nel lato sbagliato dell’estate. La spiaggia era tutta inclinata verso la murena morta, che veniva trascinata sotto le docce del lido, rotolava verso la fine dell’estate, come la spiaggia, il sole, la luce, la gente che correva a vedere la murena morta. L’isola intera pendeva da un lato, il lato della murena morta che guardava agosto negli occhi, e appassivano insieme, come fiori di sale sulla pietra.
LA MURENA (bbalnearia3)
21 agosto 2006 di manginobrioches
Meglio una “murena” di una “rumena”.
Ti abbraccio.
M.
L’estate era morta già da un pezzo, va detto (almeno fuori dall’isola).
Il lato E dell’estate saluta il lato M, in attesa che il grido del figlio nero e interminabile, una voce rasposa, con lo sguardo lontanissimo, la borsafrigo, sparisca all’orizzonte…
Esequie alla murena e all’Estate.
Plutone (fremente) così ci manda a dire che pretende Proserpina.
Son sistemi tribali,del resto c’è sempre un pizzo di sacrificio che la divinità estorce a noi, alla natura.
E ci va di mezzo sempre il più innocente.
Povera murena! Povera Proserpina! Poveri noi!
Però, in compenso,… tornerà (finalmente!) un altro inverno.
E, prima del buio di novembre, ci sono ancora i cieli di Settembre; la divinità per quanto selvaggia offre sempre qualcosa di soave in cambio, deve.
Si è presa la murena, la bella attonita murena e la sua ingloriosa (oscena) fine.
Ma ci restituirà, come una promessa mantenuta, la dolcezza rosamadreperla dei cieli di Settembre (qui nella città onirica), per non parlare di quella necessaria ancora vivibile ripresa di trantràn di Ottobre, così stranamente priva di stanchezze. Per la tristessa vera se ne parla a Dicembre, si sa (altri sacrifici quelli, altro che murena!)
Ecco, Brioscia mia, così funzionano i segni: le murene morte sono equinozi nel calendario dell’anima. Tutte cose che mia sorella, di sangue non capirebbe.
Per questo ci sei tu.
🙂
hermana farolit
è un bello scritto
e luttuoso, purtroppo,
ho sentito una sorta di angoscia, tra le parole, negli spazi vuoti…
Una murena la vidi viva, quando ero ragazzino, a Finale Ligure, mentre nuotavo sottacqua con una maschera primitiva alla ricerca del “vermello”
(sorta di sasso sabbioso bucato contenente vermini di mare, buoni per esca) stavo spostando con la mano uno di questi conglomerati e salta fuori la testaccia/boccaccia dentata di una murena:
mi sono spaventato da morire, ho guadagnato la riva come un razzo,
senza respiro, ti dico
Mario
sempre bello seguire il tuo scrivere anche quando il colore tende al nero…le prospettive che cambiano dimensione sono splendide bambini e murene…
Mario ti dice di essere stato sfidato da una murena… io ho avuto un incontro con un grongo. Sono esperienze!
La Morena.
Sì, me la ricordo bene, la Morena, marina e sargassa, caraibica e salmastra.
La vidi sulla spiaggia – veniva forse dall’altra parte del mare.
Morena mi prese per mano, e mi risvegliò a un mondo a tinte forti.
Il nostro amore durò per sempre, almeno fino alla fine del mese.
Un mattino ancora incompiuto se ne andò, portando con sé giorni torridi e notti in bianco, i miei sogni, il nostro futuro, due carte di credito e un rolex.
Morena maldida.
e con questo bel post possiamo decisamente decretare la fine dell’estate. ufficialmente, voglio dire.
Le murene diconsi murene perché sono murene,
se non sono murene sono morene, come disse il qui presente Mr.Effe essendoche ambedue loro o esse tengono denti aguzzi ka te sbranano la tasca vuoi il culo & te lascieno a tocchi morali e materiali, ka poi il padrone di casa ti caccia, il cognato ti fa causa, il parroco ti arringa, ti scomunica, ti rampogna, ti sbardella, ti deferisce al Santo Uffizio da dove ti cacciano e uno rimane disoccupato cronico.
Poi alla fine si spara, uno.
Due, no.
E’ un terribbole noir ka io ho intezione di stilare sic et simpliciter, hic et nunc, illico et immediate, se intitolerà:
“Ma guarda che cazzo vuoi minchia di murena ka mi trovai sur le chemin de fer”.
Cioè perché il protagonista era sul treno che poi dragliò e cadde in acqua da un dirupo, le disgrassiè, e incontrò sta murena porca.
Ecco.
Marius
Insomma, le murene meglio perderle che trovarle: si portano via sempre qualcosa, tra i loro denti seghettati (stagioni, carne, rolex, agosto, prede, alghe, barche, spiagge, mondi). Io, in verità, prima di quella morta come l’estate – venerdì scorso, al lido del Pilone – ne avevo viste altre solo negli acquari, ferme immobili attorcigliate dentro i buchi della roccia come festoni vivi. Erano sontuose e temibili, sciarpe di seta marina preziosissima, con certi occhi piccoli e duri, lontanissimi, di certo aperti solo sul mondo delle murene, che – lo sanno tutti – è molto, molto distante da qui.
Non è gradevole. Una mia amica ne ebbe un dito quasi staccato (era una murena piccola nascosta tra gli intrichi di un atollo, sulle coste dell’Africa) e poi leso per sempre.
E tu sei sicura, Brioche, che quello sia il lato sbagliato dell’estate? Si lo so, la vacanza finisce, si spengono i sogni, quei pochi realizzati e gli altri tutti ancora da realizzare, per tanti riprende un lavoro pesante, fastidioso,che forse non amano. E tuttavia questo soffio fresco che non sa ancora d’autunno ha un che di vitale che non fa pensare a murene morte, ma al profumo di nuovi frutti. O forse sono io che la voglio vedere così…
…la vedo questa spiaggia “tutta inclinata”…
verso bambini “mostruosi” perchè possano loro, vedere…
per esorcizzare il drago-murena…
con grida e mezzi primordiali, mica con la coscienza dei grandi che la trascinano “sotto le docce del lido”…
“le creature nell’acqua sono fulmini di carne viva, frecce di carne compatta…”
qui ,sei speciale, nell’accampare
al centro della scena,
la murena, morta.
ed i suoi “fiori del dorso…che si aprivano e si chiudevano” sono un agosto non del tutto finito.
..
forse raccolta da qualcuno,
una volta squoiata
-in un sol colpo-
offrirà una carne
compatta e saporosa
di tutti gli umori di un estate
i cui effetti continuano, fanno ricordo, fino all prossima…
una carne dolce,
come il cuore di un drago,
mostro esorcizzato da
mostruosi bambini.
*
bisous, machèrechair !
*sonia avellino
bello ‘sto serpentòn di mare
di cotesta Sonia
Marius
O.T.
Piccola utile informèscion: ho appena scoperto che il buon arcano è un abituale frequentatore di Parì e delle milonghe parigine. Ovemai…
🙂
Quanto ne ho mangiati, di murene e di gronchi, appena arpionati fiocinati e poi spellati, tratti dalle vagine loro come Apollo fece con Marsia, e infine sfrigolanti e arrostiti. Estati tirreniche, di quelle che non ti pettini per due settimane e il sale ti conserva, come si usa. Se la murena è un sole nero, il gronco (grongo) sottacqua è una saetta abbagliante di Febo. Mangiarli si deve, perchè ciò che finisce non termini.
hey un saluto… è passato un secolo!!! smak z
Isola pendula.
Notevole.
Rasojo
Annuzza, ci hai sedotti ed abbandonati?