Il mio ex marito sosteneva di non avere un inconscio. Infatti lo lasciava sempre in giro. Certe volte trovavo come un mucchietto di stracci in corridoio, che però si muoveva da solo. Mia madre allora faceva: ma di chi è questo sciammisso? E io: non è uno sciammisso, è l’inconscio di A. Ah, faceva lei, e gli dava un colpo di scopa. L’inconscio strisciava via e s’andava a nascondere sotto il letto.
A quel tempo io leggevo “Psicopatologia della vita quotidiana” prima di dormire, e facevo sogni complicati pieni di parole e facce che si scambiavano di posto. Qualche volta sentivo come un’oppressione, un incubo che mi si sedeva sul petto, e invece era l’inconscio di A. che mi si acciambellava addosso e faceva le fusa. Lo cacciavo via, mentre A. russava senz’accorgersi di nulla.
Subito dopo, nel mio sogno trovavo un sacco di peli e tutte le poltrone graffiate, e sognavo d’arrabbiarmi a morte e chiamare un accalappiacani, un tizio coi capelli grigi, la barba e il sigaro.
Al mattino provavo a chiedere ad A. cosa avesse sognato. Lui, impastato e ruvido, diceva cose del tipo: “Stanotte abbiamo preso la collina”, oppure “L’ho fatto secco al primo colpo”. Sognava più che altro lo sbarco in Normandia, o di uccidere Liberty Valance.
Che inconscio del cavolo, gli dicevo io. Pensa per te, faceva lui piccato, ti ho detto che io non ce l’ho, l’inconscio. Poi s’alzava, e uscendo dava un calcio a quel gomitolo di camicie vecchie che stava vicino alla porta, e che uggiolava sommessamente.
In effetti non aveva inconscio e nemmeno sensi di colpa (che di solito vanno assieme, come Gianni e Pinotto, Stanlio e Ollio, Nietzsche e Marx).
Io ai miei dovevo dare da mangiare tutti i giorni, e lo sappiamo tutti che sensi di colpa belli grossi mangiano moltissimo, anche se poi passano molto molto tempo a digerire: gesti, parole sbagliate, parole giuste, dimenticanze, ritrosìe, ricordi, denaro, matite, pagine di libro, fotografie, relazioni, figurine, infatuazioni, scolapasta. I miei sensi di colpa mangiavano di tutto. Con la mia amica del cuore litigavamo sempre, perché lei sosteneva che bisogna farli stare a dieta: Guarda me – faceva – solo sceneggiati tivù, gli do’, tanto loro non lo sanno. Intanto erano magri da fare spavento, i suoi sensi di colpa, che io li avrei portati dal dottore, per quanto mi facevano pena.
A casa mia sono stati sempre ipernutriti, invece. Mia madre, di nascosto, gli dava le vitamine e i biscottini, e loro le si strusciavano sulle caviglie. L’amavano.
Per la verità anche mio padre sosteneva che la psicanalisi se l’erano inventata i parrucchieri, ed era una cosa da donnette. Io gli facevo il conto delle sue resistenze, gli descrivevo nei dettagli il suo complesso materno e lui, alla fine – mi lasciava parlare perché mi adorava, in effetti, anche se ero femmina – m’allungava cinquantamila lire e mi diceva: sei stata brava, ora comprati un foulard, o un libro, se proprio devi. Io davo una sistemata veloce al mio complesso d’Edipo – lo portavo come un push-up un po’ scomodo, ma molto visibile – e uscivo a comprarmi un libro, o un foulard.
D’altronde, del complesso di Edipo lo sapevano proprio tutti. Una volta la bottegaia del paese di mia mamma, trecento anime più le pecore, a proposito del figlio minore di mastro Gaetano, il calzolaio, disse, compuntissima e con lo sguardo scientifico e divinatorio, a mia zia la vedova e a me, che stavamo comprando fascelle di ricotta e abitini della Madonna contro il malocchio: "Si sapi, ‘u figghiolu avi ‘na picca d’Edipo". Noi annuimmo. In effetti era vero.
Nemmeno mia madre credeva all’esistenza dell’inconscio. Per lei esistevano i morti che camminavano nel soggiorno, i presentimenti che camminavano nelle ossa, l’azione del simile sul simile, la meteoropatia e più in generale la misteriosa corrispondenza tra lo scirocco, il malumore e la maionese, ma non proprio l’inconscio. Se ne vedeva uno dimenticato a terra, da qualche parte, s’affrettava a metterlo nella cesta della biancheria da lavare o, peggio, nella spazzatura. Qualche volta, dopo il lavaggio, s’erano talmente rovinati e ristretti che nessuno riconosceva il suo, e ce li scambiavamo. Lei sosteneva che non si leggevano bene le istruzioni sull’etichetta, che era scritto troppo piccolo, che aveva finito l’ammorbidente, e io le dicevo che invece erano solo fraintendimenti e lapsus, e le raccontavo la storia del medico che, per tre volte, aveva prescritto dosi eccessive di belladonna a tre sue anziane pazienti (in effetti, era chiaro che stava prescrivendo a sé l’incesto, o tutt’al più il matricidio, e a sua madre l’impossibile metamorfosi in una bella donna…). Lei rideva, e diceva che i medici – lei era medico – hanno un brutta grafia, e questo giustifica tutto. Poi, nel dubbio, aggiungeva una doppia dose di candeggina al bucato e segnava nella lista della spesa, con una grafia impossibile, "belladonna".
Certe volte, per sbaglio, quando eravamo in vacanza, l’inconscio di A. restava fuori di casa, di notte, e chissà dove se n’andava. Lo trovavo io al mattino dopo, che raspava dietro la porta, affamato, e gli mettevo una ciotolina di lexotan nell’angolo del terrazzo. Ora penso che avrei fatto meglio a mettere candeggina, o al limite belladonna.
Per non parlare delle fobie. Quasi tutte le mie zie sono fobiche. Hanno paura delle malattie, dell’automobile e dei piani alti. Dell’aereo, degli squali bianchi e del terremoto.
Una tiene un elenco di malattie appeso sul frigorifero, con un breve riassunto dei sintomi. Un’altra legge ogni giorno dieci pagine dell’Enciclopedia medica, e quando è il tempo compra vaccini per tutti e li offre in salotto, su una guantierina d’argento. Una volta il marito – un ipocondriaco che qualche volta ha avuto pure i dolori mestruali – per sbaglio le diede venti gocce di collirio su una zolletta di zucchero. La zia si sentì tanto bene che da allora consiglia a tutti piccole dosi di “Stilla” prima dei pasti.
Mia madre, che aveva un talento per i soprannomi, da allora li chiamò, lei e mio zio, “i Placebbo”, con due b. Li chiamiamo tutti così ancora adesso. Però sono una coppia felice.
A Natale, quando in casa eravamo trentacinque o quaranta, c’era una tale confusione di inconsci, fobie e fissazioni che non si capiva niente, e ogni tanto mio padre era costretto a fare l’appello. Mia cugina, che si succhiava ancora il dito a trentasette anni, per errore diventava sonnambula, ed entrava nei sogni di mio cognato, che s’affrettava a rimuoverla tutta intera, in pagliaccetto e autoreggenti così com’era, e li sorprendeva mia madre, che s’era beccata l’insonnia di mia zia – la quale, invece, si stava sognando i miei ragni e i miei esami di maturità – e camminava per il corridoio inciampando in mucchi di biancheria, sciammissi, cestini, vascelli fatti di fiammiferi e castelli di carte (ché ognuno c’aveva l’inconscio fatto a modo suo) e urlava “questa casa non è un albergo, è una clinica” e minacciava di dimetterli tutti l’indomani. L’indomani, per fortuna, aveva rimosso anche lei.
La mattina di Natale io interpretavo i sogni di tutti, e la nonna mi dava la paghetta.
Aderisco con queste trepide memorie familiari alla, pur conclusa, meritoria Settimana del Revisionismo Froidiano del benemerito sogniebisogni (nick intensamente froidiano, come si vede), che vi invito a leggere. Se il sintomo persiste, consultare il medico.
Brava te! anche tu abbasta co sto froid?
E il mio povero Geronimo, mai?
Ciao!
clap clap clap.
Tu sei maca
tu sei streca
tu mi fai sbellicare
io striscio come leccapiedi ‘ndove passi
io ti darei o Goncourt e pure il Gonlung,
io ti farei un busto d’oro e d’argento già vivente tu e ci appiccieri candeline, incensini, salsicce, marsala & Jerez & vin di Malga, profumi Chanel n°70.000, frittatine, arancini, baroli e baroli chinati ed in piedi.
Ecco.
Gli dei ti benedicano ‘ndove passi e ‘ndove aleggi e nuoti.
***
Io invece tengo inconscio ben visibile e fetente, lanotte e il dì, questo sempre vuole scappare:
Ad esempio ora stà legato con catena alla gamba di ‘sto tavolino e scalcia e mugugna e mordemi la caviglia e io lo cazzìo e ricalcio; lui dice:
che cazzo stai a fare qui in’sti posti di fimmine serie e sposate che non si combina un fico che sarebbe meglio andare nel sito che ti dissi, rifarsi un poco la vista, che isse mostrano le parti basse vergogne e nudità che non ti dico e le minne così, che uno si stuzzica un po’…dico così..che noia
che noia
che noia
che barba,
(e poi sputa). E poi oggi non mi hai nemmeno dato un cicchetto che sto all’asciutto e sempre rompi la minchia che non posso parlare male..cazzo cazzo cazzo..Ecco.
Gli mollo un calcio e sta bravo per un minuto ed ho le caviglie esulcerate e lo stomaco in disordine per disturbi psicosomatici perché ogni due ore grida che vorrebbe fottersi la signorina Adele, dirimpettaia 39enne ben portante,
Ecco.
Questo per ciò che mi compete come inconscio schifoso.
Dice di chiamarsi Mario, pure lui.
MarioB.
Me-ra-vi-glio-so. L’inconscio non conscio del tuo ex marito, s’intende…
Visto che tanto a lui non serve quello sciammisso, me lo passi per favore che ho appena rovesciato un enorme vaso da fiori e son senza mocho?
;-*
Biz, se continui a chiamarlo Geronimo scriverò una storia western-rinascimentale. E la colpa sarà tua (che qui i sensi di colpa vengono bene…)
beneforti, se vuole faccio pure il bis, che c’ho avuto la coazione a ripetere, da piccola.
Mario, stacci attento a questo signore, che non si chiama Mario, bensì oiraM, e c’avrebbe bisogno di un poco di scuola di rieducazione (io andavo dalle suore, che ci facevano inginocchiare sui ceci e ci tagliavano i capelli, e fare le novene stando su una gamba sola: guarda che bell’inconscio che c’ho, adesso).
giorgi, era spettacolare in molte cose, quell’uomo. ma ora non me le ricordo: le ho rimosse.
Placida del mio cuore, qualche volta ti scriverò la storia del mocio e del mio ex. (intanto lo sciammisso è tuo, ma sta’ attenta, che poi fa la pipì sul tappeto).
ma qui mi ruba il mestiere.
ohibò!
mi consenta, signora Concetta Freud, ma c’avevo un sogno e bisogno che m’ha provocato. Mica si mette in discussione il suo magistero, eh no. Qui si parla di Froid e sciammissi. E poi niente parcella, qui, che è un blog onlus. lo giuro sulle mie pulsioni.
Divertentissimo, posto subito un link sul mio blog!
…o mamma!!!semo tutti matti!
no, matti no, ma notevolmente fuori…
Finalmente.
Mi interessa sapere come hai fatto a liberarti degll’inconscio di tuo marito. Mi è parso di capire che quell’inconscio ti soffocava più di tutti. Mentre leggevo l’inizio del tuo post era come guardarmi allo specchio.
Comprerò il libro, un saluto a presto.
ermione, non me ne sono liberata: il giudice lo ha affidato a me. (e finalmente dormo sonni tranquilli: l’ho messo in analisi, senza risciacquo). baci
Non mi ricordo sogni e pratico autoanalisi… mi sa che mi faccio ricoverare.. veh… ;-P
anch’io a volte, la mattina, mangio 2 volte. ma non fa tanto bene.
nondimeno, sento una pulsione (ma non primaria, veh) ad illustrare il tuo raccontino.
forse mi serve un’analisi à chaud.
psychiatric help. the doctor is in. 5 cent.
bisogna liberarsi di “froid” come medico o come scrittore? perché il secondo è grandissimo.
d.
ora, sapete benissimo che per ogni cosa esiste un suo contrario.
C’è un mondo, pertanto e quindi, dove l’inconscio è primattore, mentre è il conscio a essere messo in discussione (taluno dice non esista)
Da tale mondo previene ora notizia che il su esame di maturità, pur splendido, non è risultato omologabile, perché quel giorno la Luna non era nella Vergine (o la Vergine aveva la Luna storta, nun se sape).
Per tale grave irregolarità, l’esame dovrà essre ripetuto domani mattina, nel suo vecchio liceo, con gli stessi professori (anche quelli eventualmente e prematuramente sottratti all’affetto dei prorpi cari)
Infine, per titolo di libro, o filosofia di vita, vistosistampi Trispiti e Sciammissi (non si sa cosa siano, ma di certo saranno necessari)
Ulisse, i sani sono pazzi.
beneforti, dopo la colazione a ripetere, meglio à froid (e comunque, se Lei dovesse illustrare, sarebbe terapeutico, veh, e noi saremmo tutte – dico io e le mie altre personalità – molto curiose)
(a proposito, ho in mente un paio di ecolaliste freudiane, così per completezza d’informazione)(ora le posto).
d. di froid bisogna liberarsi, di freud no. hai presente Jekyll e Hyde?
(d. hai presente d. e m.?)
Herr Effe, credevo che, dopo Froid, fosse questo, il mondo in cui il conscio non si raccapezza o è assente…
Inoltre, per Sua informazione, io ripeto l’esame di maturità circa una volta al mese, di notte, e sempre con esiti brillanti. Come disse una volta qualcuno: gli esami non finiscono mai.
Su Trispiti e sciammissi non ci piove: le nostre memorie & autoanalisi, una Coscienza di Zeno ma più latina, avranno ovviamente questo titolo.
Mi piace. Mi piace molto. Mi piace molto come scrivi, quello che scrivi. Per un po’ non sono riuscito a leggerti perche’ mi veniva sempre in mente che eri stata proprio tu, Anna, a scrivere quelle cose. E avevo l’esatta sensazione di essere dinanzi a un meraviglioso e mostruoso esempio di bigiotteria letteraria.
Ora riesco di nuovo a dissociare le due cose: la tua scrittura (grande) da una parte, te (piccola) dall’altra.
Mi piace.
Mi piace molto.
(ma che è ‘sto gap cognitivo?)
che qui a Milano, città freddissima d’inverno ma molto molto calda d’estate
non sanno dell’inconscio, molti se sono all’oscuro, della sua esistenza.
dicono ” se mi arrabbio mi viene poi un sistema nervoso!..”
oppure “m’innervosco e poi mi vien la cervicale..”
come se non avessero né l’una né l’altro, il che è un bel problema.
poi le nonne mi dicono anche cose tipo “Uff, quanti problemi che vi fate! I bambini non ce le hanno quelle cose psicologiche, ai miei tempi non c’erano..”
ecco, mi sento un po’ tagliata fuori, meno male che ho letto questa cosa, ora sono più convinta di quello che penso, qui al nord.
per colpa della belva di indiana U La scopro tutta da pubblicare .. maledizione per recuperare il tempo perduto dovrò leggermi tanto e ho le castagne da arrostire! (il mio inconscio vende roasted chestnuts)
costretto a inserirLa tra i blog occhei per me bacio le mani (i piedi no perchè soffro di feet feticism solo il sabato)
questo fatto, il sognare di ripete la maturità, o altro esame, è una costante.
Chissà se si può dire allora:
Non tutti quelli che sognano di ripetere gli esami hanno un blog,
ma tutti quelli che hanno un blog
sognano di ripetere gli esami
(o la notte prima degli stessi)
piacerebbe molto a Popper il tuo post! 🙂 z
io devo dire la verità: la maturità non me la sono mai sognata.
forse non l’ho mai ragiunta veramente.
forse non ci aspiro nemmeno.
e se l’uomo non aspira alla saggezza forse non sopraggiunge nemmeno la vecchiaia.
in compenso mi sogno la quinta elementare e la madre superiora.
Voglio Carmosina, Anna,
voglio Carmosina,
sono sicuro che se viene lei al mio incoscio lo ammansisce, gli da qualche pozione, o l’acqua benedetta oppure gli da la rammazza in capo e così il fetente la smette per un bel ‘po.
Non ne posso più.
Ho anche scritto una lettera così concepita:
Al SIC,
Sito Inconscio Collettivo,
sua sede.
Caro Incoscio Collettivo, in data odierna faccio domanda alla vostra
stimata Società onde ottenere ricambio incoscio personale che questo sta sempre a rompere il cazzo, notte e dì, con infinite smorfie ed insulti di ogni genere.
Chè non ne posso più.
Sicuro del vostro interessamento e confortato da parere positivo del dr.Prof K.G.Jung resto in trepidantre attesa.
devotissimo
Marius Von Klagensdorf
Cioè se uno ci mette sotto un cognome così magari gli danno più retta.Ecco.
shemale, sono una ragazza svelta (con quel che segue), ma giuro che stavolta non ti ho capito. però la bigiotteria letteraria mi piace molto, come mi piace molto tutto quel che non è oro ma luccica.
Flo’, ‘o guaglione aveva subblimato. ma mo’ gli passa.
pispa, ognuno c’ha l’inconscio che può. qualcuno quello che si merita (per esempio Marius, ma non glielo dire).
raccoon, sono commossa di quest’export (mi ricorda il mio bisnonno, che giunse in america, ci stette un anno e tornò con una tazzina, bianca)(ce l’abbiamo ancora, come monito, la tazzina) e comunque ecco perché l’America è grande: gli inconsci lì non sono sfaticati come i nostri, che vogliono il posto sicuro e restano in casa fino a trent’anni.
Herr Effe, io pensavo che i blogger sognassero template elettrici. Ma mi sbagliavo, certo.
zop, anche a Mary Poppins, ne sono certa.
Flo’, che numeri sono, al lotto, scuola elementare e madre superiora (che oggi è mercoledì, lo dice pure Eliot)?
Egr. Herr Marius Von Klagendorf,
in risposta alla Sua La informiamo che è possibile rottamare inconsci usati ogni mercoledì dalle 18 alle 20. La preghiamo di controllare tutta la documentazione (bolli non pagati, multe, incidenti) e presentarsi negli uffici appositi. Al cambio attuale possiamo offrirle batteria di pentole inox 18/10 o collezione completa cd di Mario Venuti.
cordiali saluti
Inconscio Collettivo
lista. lista, orsù!
per le figure: hai ricette contro la pigrizia?
Credevo tu fossi una persona complessa…mi ritrovo invce a cfrequentare una famiglia moooolto complessa…ma quanti siete, sensi di colpa e inconsci esclusi?????
E seconda domanda, ho sempre pensato che i sensi di colpa fossero propri di una profonda adesione culturale al cattolicesimo… quanto cattolicamente cattolica ti ritieni?? oh oh… il mio subconscio mi ha appena detto che merito d’esser mandata a quel paese… ma dove sarà???
e dài…che mi sento un pò orfanella
co sta’ soluzione finale
di Froid & derivati
…dopo che sono cresciuta
ad “abitini” della Madonna
mescolati -nell’adolescenza-
a zio Sig, per contestare
le ben più materiali minacce
di sganassoni di babbo,
le pontificazioni di mamma,
le occhiatacce della coMMare Maria di Barcellona(Ms)…
e poi…pensavo…
che pensiamo di venire a fare una puntatina qui da te
per un fatto…inconscio !
un po’ di paturnie ?
10 righi di Balnearia !
mal di cuore ?
1 post di Magmatica !
insonnia ?
2 copia/incolla di Limperiodei sogni !
Angelitudini,Impossibilia,Quousueblog
…spalmati alla bisogna !
e…
me l’ha preparato giusto giusto per te
-“la creatività sconfina con le stesse funzioni caratteristiche di base del nostro cervello, con la sua plasticità e capacità di elaborare una pluralità di schemi mentali e di visioni del mondo, nell’ambito di percezioni, memorie, immagini mentali, rappresentazioni della realtà, sia nel corso del pensiero diurno che delle attività oniriche.”-(Alberto Oliverio)
ti (at)tocca ! tiè!
bisous.
Applausi da io, super-io ed es.
Che nemmeno possiamo fare a meno di confessare una certa istintiva sim-patia per tuo ex-marito A.
(Ma ora devo andare, ho lasciato aperto il rubinetto dell’inconscio e ora mi sta allagando tutto il soppalco.
Già una macchia comincia a distinguersi dal primo piano e chiunque alzi gli occhi potrà vederla.)
Vedi cosa succede a non metter la catena all’inconscio, aitan, subito ti combina un casino indiavolato.
E’così: all’inconscio gli dai ‘na mano e lui subito ti frega il braccio, porcaputtana!
(vedi è lui che mi fa parlare male!)
Non mi posso concentrare.
Oggi stavo eseguendo un fine acquerello su commisione e naturalmente avevo legato Lui alla gamba del tecnigrafo; ‘sto bastardo prima ha fatto finta di addormentarsi mugugnando e sussurrando una canzonaccia sul culo di Anna Falchi, poi di brutto ha tirato uno strattone alla gamba suddetta e giù mi ha rovesciato due recipienti dell’acqua e un calamaio di inchiostro seppia. Abbiamo combinato un tale macello con urla e strepiti che dalla strada due vicini marocchini, di mia conoscenza, in passaggio sul marciapiede hanno bussato allarmati,
orcaeva!
MarioB.
Parteggio per tutti gli ignari descritti dalla tua “mano fantasma”. E ti “accuso” così:
“Recitando si scende
giù sul fondo,
le memorie ondulate
e profanate
da una mano fantasma
che propone alleanze
concedendo distanze
di egoismo e frenesia…”
Che dire… dovrei sperticarmi, facciamo come se, ché ormai è cosa cognita la scrittura “saborosa” della brioscia (sei uova nell’impasto e crosta marrone). Anch’io però, anch’io, c’ho l’inconscio, e me lo porto addosso, come una sciarpa attorno alla gola, tutto fuori a proteggermi… così non mi ammalo,la mia vita quotidiana è meno psicopatologica, i desideri si appagano non solo nei sogni, non somatizzo più… sorella ipocondria è andata a vivere da un’altra parte, raramente mi viene a trovare. Un pò mi manca. Anche se ci guadagno in salute.
Certo.. a girare con l’inconscio di fuori (ma è legale?) si può andare incontro a strane reazioni (altrui), non tutti capiscono: ogni tanto mi accorgo che parte una cosa detta, così com’è pensata, nuda e pura… parte come un frutto di natura ma spesso arriva come una lama che taglia l’aria e tutti i fili di comunicazione in cui sono stesi i bucati delle altrui buone intenzioni… Lì mi dispiaccio davvero, vorrei dire “non è colpa mia,non sono stata io, è l’inconscio” ma mentre lo dico sento che l’inconscio sorride (mi fa sorridere) e non si pente neanche un pò… come era tutto più facile per gli altri quando l’inconscio stava dentro e tutto era più difficile … solo per me!
Bella la famiglia tua, meridionalissima, belli i suoi bucati di complessi, le sue insonnie e le tue “traumdeutung”; anch’io mi diverto a leggere la mia altrettanto meridionale e tanto tanto teatrale, una compagnia specializzata in psicodrammi. Io da anni studio, analizzo, comparo, raccolgo le nevrosi di tutti (fonte di tutti i romanzi)mie e parentali.Loro non lo sanno: stiamo scrivendo una storia avvincente.
Sono entrati i ladri, passando dal terrazzo, e han rubato tutti gli inconsci di famiglia.Con la miseria pagata dall’assicurazione son riuscita a prenderne solo uno piccolo piccolo, con una armaturina di latta ammaccata da cui si sta già scrostando lo smalto, a pezzi.Il mese scorso mi sono stufata di sentirli sbattacchiare ogni volta che lo muovevo così l’ho svuotato di tutti i sogni – battendolo bene sul bordo del bidone, come si fa col filtro della caffettiera – e ci ho messo dentro i fiori.
questi sono due esempi di saggio uso dell’inconscio: una sciarpa e un portafiori. Nemmeno zio Sigmund avrebbe potuto dire qualcosa (e mi piacciono in particolare il bucato di complessi di floresdelalma, ovvero una delle de-incarnazioni di farolit, e quel battere di sphera sul bordo del bidone, coi fondi di caffé che cadono, attappati e marroni) (ma qualcosa di simile cade, a battere bene l’inconscio).
che poi, con i fondi di caffé si prevede il futuro, e con l’inconscio si elabora il passato, e da qualche parte ci si ritrova, lì nel mezzo
o ci si perde, talora.
ci sono anche galassie sparse e spruzzatine di vie lattee a orbitare pigramente nei fondi del caffè (ma anche in superficie, a vedere godard), non scordiamolo.
Ohibò, ero inconsciapevole di cotanta bravura…
siamo tutti un po’ inconsci, Bustrofedon.
Ciao, buona giornata 🙂 spero che tu stia meglio oggi e il weekend si avvicina, si avvicina…
davvero superbo,vorrei leggere un libro intero di queste memorie (sta per uscire, vero?)
sogniebisogni, questa è una minaccia.
blulu, anche questa sarebbe una minaccia… (però chissà, magari quando finisco le lezioni di tango…)(ieri sublime lezione sull’ocho atras, sublime)
(ieri sublime sfuriata in milonga, di solito non lo faccio, così a smesso di insultarmi e ci siamo divertiti;)
(a volte invece bisogna farlo, perché da soli non ci arrivano: sono maschi, che puoi pretendere…)
mi è scappato l’inconscio
con un bruna riccia inconscia
di nome Zirilla,
ecco
Mario
Zirilla? allora è mia parente, impertinente che non sei altro d’un Marius.
che strano.
La settimana scorsa o forse l’altra?(l’inconscio mi fa dimenticare) ho letto anch’io “psicopatologie della vita quotidiana” del nostro beneamato F.
e mi sono ritrovata in tutti gli inconsci e sciammissi e oggetti perduti e lapsus e incidenti e cadute per terra di oggetti e personali…
ho deciso di stare zitta e ferma , anzi immobile, per un po’.
😦
che giovi?
eh no, non funge. si fanno incidenti e lapsus anche da fermi e zitti. e comunque leggere Freud è come leggere l’Enciclopedia medica: abbiamo sempre tutti i sintomi. Non si scappa.