Non vengo a capo, delle gardenie.
Ogni volta mi consentono d’avvicinarmi, m’allacciano con le volute candide del loro interminabile profumo, mi promettono viaggi all’indietro, soddisfazioni del cuore, memorie condivise e poi invece niente.
Il loro ritrarsi non è misurabile, qualche volta non si percepisce neppure: sono talmente presenti, talmente dentro l’istante, talmente affondate fino all’elsa nel tempo che saresti tentata di pensarle qui, assieme a te e alle cose. E invece no.
Il grado d’assenza delle gardenie non si può valutare in alcun modo. L’orlo verso cui ti spingono è lo stesso da cui t’affacci per veder vorticare, in fondo, più in fondo, le loro girandole stellate dirette all’infinito, con sicurezza leggiadra.
Sono fiori compatti, d’un bianco talmente fitto da essere impenetrabile (e quando lo screzia di verde una giovinezza appena più aspra sanno negarlo bene, una volta dischiuse). Eppure, socchiudendo gli occhi, vedi chiaramente come siano fatte di tanti strati aderenti e sottili, similmente all’anima, della quale comprendi meglio la natura presente e sfuggente, quando t’approssimi senza pregiudizi alla gardenia.
Come i baci, non puoi sentirle appieno ad occhi aperti, perché il loro genere d’incanto funziona in vari mondi, non strettamente contemporanei, qualche volta persino nemici. Anche se non hanno nemici, le gardenie, pur non avendo una natura pacifica. Non nacquero per incendiare, come i tigli, né per sciogliere il pianto, come il glicine. Non furono forgiate in forma di fiore assoluto per proclamare supremazie, come le orchidee. Non sanno niente degli esercizi di splendore concentrato delle rose, che comunque restano tutte al di qua della barriera animale della vita.
Le gardenie no, invece.
Sono carnose, pregne, enigmatiche come solo certi corpi, fatti di carne, come solo i ricordi che si levano in forma di vapori dai corpi – le memorie, le chiamano – come solo il dolore del non esistere più, del tempo, del dopo e della morte, che soli sanno conferire grazia funerea, assoluta, straziante ai corpi.
Sono infatti fiori strazianti, in qualche misura. Il loro profumo è un cigolìo tormentoso, come certi violini, come certi tanghi che sono una sola corda sottile di metallo che disegna tutte le nostalgie, come certe assenze che aspiriamo, chiudendo gli occhi, pieni di doloroso qui e adesso che è invece mai più e in nessun luogo.
D’altronde, muoiono con la stessa tenacia dei corpi, ingialliscono e marciscono in vita con un attaccamento superiore, di natura animale. Muoiono vigili, a occhi aperti. E non abbandonano, neanche per un attimo, la loro sicura direzione d’altrove, il loro convincimento, la loro insensata, irresistibile promessa.
mi piace molto come scrivi.
ma forse te l’ho già detto.
Fu quel tangueiro malcelato di Capossela che avvicinando un gardenia, sospirando, con voce rotta dal pianto cominciò a cantarle “E niente tornerààà/ niente ancor/ già lo soooo/ talvolta un tuo saluto/ un addio/ niente più”.
Ma non tutto si può capire come si vorrebbe, datti pace brioscia cara, cantrice di alberi e fiori, datti pace… accettala così com’è la biancoverde gardenia, senza studiarla.
Io, ad esempio, stanotte l’ho esiliata in corridoio, sapevo che nella stanza del mio sonno non mi avrebbe lasciato dormire, avrebbe cantato tutta la notte (più o meno come quella del junco-capossela su di me o forse meno struggente-tanguera più sinuosa salsera “dos gardenia para tiiii” )… Nel corridoio invece si è come azzitita, avrà il suo perchè… io non chiedo dove sia diretta, quale sia il suo altrove, la seguo fin dove posso, in maniera animale.. la biancoverde gardenia donatami ieri dalla mamma; se fa promesse insensate o irresistibili non saprei dirti, comunque non me ne dolgo, non me ne curo, forse sono già caduta nel canto… chissà… chissà… chissà
O.T.
Questa tua fulgida gardenia fa da controcanto all’incanto della rosa (in seconda fioritura) di Colfavore…. direi che manca all’appello solo il mio gelsomino moribondo… ma in fondo ne sono ancora gelosa, lo terrò per me, altrove.
Sì, manginibrioches, voglio bene ad Argo (e all’ unica occasione di felicità che contiene), a Lunaria ( e alla malinconia che la governa) e anche alle gardenie (e alla dipendenza del cuore e dei sensi che, ogni volta, celebrano come un rito).
Sono imprendibili. Nel mio giardino d’ombra si insinuano fra altri odori senza lasciarsi contaminare: soliste, nell’orchestra, senza scambi né comprimari.
Sai quale fiore forse potrebbe contendere enigma e potere?
Quello delle tuberose.
Sembrano fatte per aprire/ ferire/ stordire col loro profumo senza dolcezze di ritorno…
Non consolano, le tuberose,solo annebbiano.
Gonfiano la testa, frastornano, eppure non offrono amore: dritte e rigide, come spighe di odore candito, non vogliono compagnia.
La loro partenza comincia dal basso e si inerpica rapida lungo la spada: una scalata che brilla in cima con l’ultimo fiore…
Già ne conosci il saluto, speziato, e ad esso ti prepari: resta nella stanza, senza corpo, piantato dentro, a cuneo.
ciao, Manginobrioches :).
Sempre felice della tua scrittura.
che bello questo filo di fiori, Farolit 🙂
ciao anche a te.
ci ricordiamo di tigli e glicini e orchidee e rose ,secchi?
” l’irresisticbile promessa…”
è di essere sempre presenti,
indimenticabili e indimenticate,
anche con il loro giallo e marciume.
Ho una vecchia zia fioraia che versa in stato vegetativo.Ma non c’è stato bisogno di ricorrere a sciamanici riti affinchè tornasse dal suo michelangiolesco altrove per raccontarmi la magia delle gardenie.Mi è bastato leggere col coraggio della fede il tuo post a specchio
“certe assenze che aspiriamo, chiudendo gli occhi, pieni di doloroso qui e adesso che è invece mai più e in nessun luogo”: è la più bella definizione, rigorosissima, di Nostalgia, dolore del ritorno, a ciò che amiamo, a quel che mai c’è stato, e preme tuttavia nel suo esserci.
Annusavo, stamattina, un profumino misto, di brioches e gardenie.
che poi le gardenie, secondo me, sono dei fiori di magnolia bonsai. come i cocher vorrebbero essere setter irlandesi. però le gardenie hanno di buono, come i cocher, una certa accesibilità che di norma le magnolie ti vietano rintanandosi sui rami alti e lasciandosi solo ammirare da lontano corte certe donne di cui avverti la carnalità, intuisci il profumo, ma che appaiono irragiungibili. Invece le gardenie ti fano conpagnia, si espongono alla tua voglia d’essere sedotto, ti facilitano e t’intrigano e ti deludono pure con la loro caducità offensiva e virulenta. Io preferisco le altere magnolie, forse perchè sono grossolano, forse perchè mi piace aspirare a ciò che non è alla mia portata, forse perchè sono soggiogato da quell’esagerazione di carnalità spessa, da quel ripiegarsi dei petali in mille modi ambigui, da quella eccitante irraggiungibilità enfatizzata da una proterva ostentazione di bellezza.
osservale le magnolie dolcebrioche, e lasciatene arrogantemente ammaliare
A me i fiori no piacciono.
Che fioriture, accidenti. Le tuberose di colfavoredellenebbie mi rammentano matrimoni del passato, molto bianchi e stordenti, di pura apparenza, ma con una quantità di lame ostili. Non li amo nemmeno per il loro incantamento, che è superficiale e aggressivo, senz’alcuna promessa d’altrove (almeno le gardenie sono sincere nella loro comprovata, esibita falsità). Però il punto qui è un altro: i fiori dovrebbero sempre essere raccontati da colfavoredellenebbie. L’anima, si sa, è un erbario.
Farolit, sirena mia, i tuoi fiori sono rose marine, coralli, mazzi d’alghe, anemoni magnifici e pericolosi come il nostro mare (e ci credo che con te la gardenia canta a vuoto… sei tu che la zittisci…). Però il tuo gelsomino…
Cara madeinfranca, i fiori secchi mi stringono sempre il cuore, anche se – come tutti – li conservo fino al loro dissolversi tra pagine di libri che ne saranno macchiati irreversibilmente, solo per averne aloni e polvere e parole cancellate, come di solito coi ricordi.
diamonds, tua zia fioraia sta solo conversando altrove, coi fiori, nella loro lingua. Ha fatto il salto, dopo una vita ad ascoltarli dal retrobottega. (mi piacerebbe una mappa della tua famiglia)
junco gentile, la nostalgia è un male endemico dell’anima: ciò che la sostiene la cura, e non se ne esce mai, per questo. Forse è il suo disfarsi che è un perenne farsi, come l’odore inesauribile della gardenia. (brioches e gardenie, eh?)
tramontoventoso, non conosco abbastanza le signore magnolie, non mi vennero mai presentate, forse le temo pure un poco. se mai uscirò dalla notte delle gardenie, chissà, potrò provare altre oscurità (sebbene io sia convinta che nessuna potrebbe abbagliarmi come quella delle gardenie…)
Player le revenant, lei non sostiene i profumi, forse non li percepisce nemmeno. Nel suo universo a due dimensioni non c’è la profondità degli odori. Peccato.
Muore il giardino, di un afrore immobile… oggi in suo onore
la avrai brioshe,a tempo debito(beh,come avrai intuito è in formazione rimaneggiatissima)
Dopo il branzino e il pollo alla georgiana del Guitto (andati a male) ci voleva un po’ di profumo ;-))) Buona serata. Trespolo.
Ci vuole la forza del cuore, a estrarre la gardenia infissa fino all’elsa nella profondità del tempo, e poi ci vuole il coraggio della sensibilità per farne vorticare il profumo all’intorno. Mi piacciono molto, queste tue inusitate vesti da King Arthur floreale, Brio’… Ah, se solo potessi aspirare a farti da scudiero!
c’è sempre un fiore, all’inizio e alla fine.
C’è sempre un fiore, alla nascita e alla morte.
E in ogni passaggio c’è, in ogni diversa scelta.
Il fiore ha duplice anima – verso questo mondo i colori, verso l’altro le radici.
Il fiore è il punto del contatto.
Il fiore è rito sciamanico (dice bene diamonds) che partecipa di passato e di futuro.
C’è sempre un fiore, all’inizio e alla fine.
Per fare un tavolo?
ah, Jugador, lei m’interrompe l’afflato, e mi fa sorridere di me.
e se la strada della morte fosse piena d’aiuole alla rovescia, tutti i fiori radici in su, aggrappati all’aria, da cui traggono succhi profondi, immateriali, mortali?
Giocatore, intende un tavolo di poker? (che ne dice di un racconto di poker? posso sfidarla sul suo tappeto verde?)
Dos gardenias para ti
con ellas quiero decir
te quiero, te adoro, mi vida.
Ponles toda tu atencion
porque son tu corazon y el mio.
Dos gardenias para ti
que tendran todo el calor de un beso
de esos que te di
y que jamas encontraras
en el calor de otro querer.
A tu lado viviran y te hablaran
como cuando estas conmigo
y hasta creeras
que te diran te quiero.
Pero si un atardecer
las gardenias de mi amor se mueren
es porque han adivinado
que tu amor se ha marchitado
porque existe otro querer.
Dos gardenias…para tí.
[Buena vista social club]
L’avevo “pensata” ieri Zop, ho il c.d., e riascoltata mentalmente; volevo farne omaggio a Brioche ma tu mi hai preceduto.Ben fatto
penso che l’abbiamo cantato tutti quel bolero, tra ieri è oggi.
Zop, a memoria io ricordo che il penutltimo verso ha “que tu amor me ha traicionado” invece di ” se ha marchitado “.
Come la mettiamo?
Forse El Jugador potrebbe recuperare un mp3
Profumano anche da appassite, le gardenie; non vogliono morire.
Sono tornata a casa dopo un solstizio personale di cui ancora sto cercando il significato e mentre parlo di morte, leggo la tua morte delle gardenie. Morte ad occhi aperti. Ecco, così…
c’è un bolero, in fondo ad alcune gardenie. in fondo ad altre c’è un solstizio, cara setteparole. sempre, il loro profumo ci rammenta che hanno fondi nascosti, e vite che non conosciamo, dolce Placida.
non ho capito la faccenda dei tigli.
me la spieghi?
A Buena VIsta io m’inchino.
Ma il tavolo che citavo io, in relazione a questo fiorir di fiori, era una citazione endrighiana…..
Effe mi chiede di trovare un mp3 acconcio alla gardenie. Ed io, turandomi il naso, obbedisco:
http://www.quadrumana.de/hoerb/gardenias_s.mp3
Non so se è quel che cercate. Forse no
Pero si un atardecer
las gardenias de mi amor se mueren
es porque han adivinado
que tu amor me ha traicionado (se ha terminado, in altre versioni…)
porque existe otro querer.
Questa è la versione orginale del testo scritto da Isolina Carrillo poi interpreta da moltissimi artisti. Alcuni di questi recitano “Dos Gardenas”
altri “Dosa gardenias para ti “, con traduzioni diverse e contaminazioni molte.
Si dice che la stessa Isolina accompagnasse al pianoforte la più efficace interprete di Dos gardenias, Carmen Flores
Poi sono venuti I social Club e altri ancora.
DOS GARDENIAS
Dos gardenias para ti,
con ellas quiere decir
te quiero, te adoro, mi vida.
Ponle toda tu atención
que serán tu corazón y el mio.
Dos gardenias para ti
que tendrán todo el calor de un beso,
de esos besos que te di
y que jamás encontrarás
en el calor de otro querer.
A tu lado vivirán y te hablarán
como cuando estás conmigo,
y hasta crearás que te dirán te quiero.
Pero si un atardecer
las gardenias de mi amor se mueren
es porque han adivinado
que tu amor me ha traicionado
porque existe otro querer.
(Isolina Carrillo)
C’è una sola persona al mondo che può darti la chiave per il mistero delle gardenie ed è il fioraio anarchico di “Pane e Tulipani”
Perchè, mi spiegava, nella gardenia c’è l’istinto della libertà, l’essenza della fermezza, la memoria del segreto dell’ineffabile.
Grazie della visita.
Tu hai parole di oro e amaranto.
Isabella
Pane e Tulipani, essenze e assenze – in fondo, è tutto lì.
è vero.
sta tutto lì.
e comunque il tuo pezzo è strepitoso.
ti chiamerò “la signora delle gardenie”.
Invoco una gelata fuori stagione….
Tutto quel che mi concede il mio vagare fra altri pensieri stupefatti dal nulla è che sì; quel che leggo mi fa constatare la tua estranea ma straordinaria “nerudità”…
il tuo compagno di banco
Il re è nerudo, mio caro compagno…
Giocatore, preferisco i gelatai fuori stagione. (quanto a Endrigo, tsè, ironizzavo sul tavolo. Male. Dovevo scendere).
Gardenie e brioches, mica male. Grazie cf25302015.
Ma anche essenze, assenze, pane e tulipani: benvenuta Isabella, agitatrice di scialli e ventagli, portatrice insana di anelli magici & altre magie.
Grazie anche a EM per Isolina e le sue gardenie misteriose, mai uguali a se stesse. Gardenie onniscienti e divinatorie, capaci di svelarti il rovescio del desiderio: un altro desiderio…
Rilancio con un “Blue Gardenia” cantato da Dinah Washington
http://crooner07t.tripod.com/washington1/DinahWashingtonBlueGardenia.wav
Gif per la sottoscrizione firma contro la C’astrazione
Dedicato da EM. alle gardenie di Brioche
«Il silenzio lo si può solo immaginare in questa notte, per gli affollati rumori di infinite cicale, e infinite rane, le prime nascoste nei rami dei flamboyant e delle gardenie, le seconde tra le mangrovie e le altre piante acquatiche, sulle sponde del lago…E’ così che mi sento in questo periodo: profondamente felice. L’unica angoscia è che tutto scorre troppo in fretta, e che poco mi resti tra le dita, immerse nella corrente della vita che mi scivola addosso. Mi chiedo cosa restituire in cambio di quello che ricevo»
Carlo Urbani
mi ricordo che alla visita di leva, in un test psicologico di fonte militare americana (e che le nostre forze armate si sono affrettate a scopiazzare) ammettere di avere un debole per i fiori piombava su di te metodici sospetti, ti procurava una visita psichiatrica, faceva di te un omosessuale, un diverso, un discriminato. dottore, dissi allo psichiatra (che in verità era un sottufficiale col camice bianco e un’aria da duro), le giuro che i fiori mi fanno letteralmente cagare, allora perché hai messo la crocetta su sì i fiori mi piacciono molto alla domanda 147, e poi hai ne hai messa un’altra su sì i fiori mi piacciono abbastanza alla domanda 391?, le ho messe perché ho copiato dal mio vicino di banco che è bravissimo a scuola dottore, dunque i fiori non ti piacciono?, dottore le giuro che quando ne vedo uno mi viene il vomito, se dovessi fare l’anno di leva a sanremo morirei, insomma capisce dottore io non vorrei essere discriminato, sì va bene basta ho capito non esagerare se non scambierei la tua allergia ai fiori per omosessualità latente, i fiori mi disturbano dottore ma più di tutto mi lasciano indifferente. Ecco, così va meglio. E se dovessi paragonarti a un fiore? Dottore, così mi offende. In realtà, dopo aver letto questo post, avrei dovuto dire: a una gardenia, dottore, a una gardenia.
Buon fine settimana 🙂 Trespolo.
Mi piace molto la descrizione sulla morte della gardenia, la direzione di un altrove sicuro elimina la paura della morte.
Ma la gardenia era il fiore che al tempo delle bisnonne gli sposi mettevano all’occhiello?
Troppo dolce il profumo.
domani è domenica.Verrò nel tuo giardino in cerca di un po di Africa tra Oleandri o Baobab fotovoltaici(ma se troverò ancora gardenie potrò ritenermi ugualmente nato con la camicia)
ma sanno forse meglio di tutti gli altri il gioco del candore su un verde di foresta.
le gardenie sono sapientissime, spaventose anche in questo.