Una compatta caligine dorata avvolge la città di Palermo.
Tutti quelli che ne hanno passato il confine baluginante raccontano cose diverse: c’è chi ha visto un mattino nitido specchiarsi nella lamina di metallo del mare; c’è chi racconta di chioschi drizzati sulla piazza, come l’ombra traforata e aguzza di foglie di palma sui mattoni; c’è chi dice del nerofumo dei vicoli, dove la vita s’inabissa in cerchi stretti. Qualcuno giura d’aver visto una processione in un tempio barocco: Demetra coronata di spine stringeva a sé un figlio maschio dalle piaghe aperte, le palpebre quasi chiuse sugli occhi fosforescenti. Donne velate piangevano come a teatro.
Un forestiero, una volta, insisteva: è un unico, immenso mercato di collane di pomodori e trecce d’aglio, sotto tende a spicchi sorrette da pali. No – faceva un altro – è una voragine scavata in una strada capace, e funerali di Stato con baffi d’oro.
Qualcuno ha scritto che è una pensilina dalle colonne tortili dove s’arrampica l’enigmatico gelsomino notturno. Ma si legge pure che sia solo macerie di bombardamento ancora dritte in una piana silenziosa. Un campo di sterro, un palazzo reale dipinto a colori moreschi, una catacomba di nobili, dove i teschi franano gli uni sugli altri e l’aria è piena di polvere morta. Un tempio di cupole d’oro che riflettono la luce del sole, in un silenzio che s’allarga come i suoni del gong.
Gli abitanti, dicono alcuni, sono tutti saraceni dagli occhi lunghi. Ma qualcuno crede invece che siano giganti normanni dai capelli di grano. Alcuni sostengono che non vi s’incontri anima viva: solo un fruscio dietro gli scuri, e pezzi d’occhio luccicanti dalle fessure della persiana.
Qualcuno dice che sia una città distrutta, capitale dell’isola inabissata, e il pulviscolo danzante sia opera del canto delle sirene, che confondono la mente a chi crede di mettervi piede, in sogno.
dedicato a chi, EFFEttivamente, l’ha solo sognata. Me compresa.
un viaggitore d’anime soggiunge alla città infine, da sempre ricercata.
La nube d’oro la nasconde e svela, ne dichiara l’eterno.
Il viaggiatore nomade si siede sui talloni, a settanta passi dalle mura.
Giunto alla fine del cammino, comprende che il viaggio solo ora è cominciato.
Non sarò il primo che lo dice, né l’ultimo: molto, molto musicale è la sua scrittura. Musicalità interna, grammaticale, e musicalità esterna, fonetica. Qui, più che in altro luogo e tempo.
PLayer
Un saluto velocissimo prima di andare a prendere il treno per Venezia. Altra meravigliosa città… visibile 🙂 Buona giornata. Trespolo.
Effe, il viaggiatore d’anime è saggio, a fermarsi fuori dal gioco della polvere: solo così potrà raccontarne l’eterno inizio.
Player, ho sempre pensato che la musica sia una conseguenza. Quello che mi dice sulla grammatica me lo conferma. Grazie.
Trespolo, sei proprio sicuro che Venezia sia una città visibile? Lo so, non ne si può parlare, che va subito in sovraesposizione. Ma forse quello è l’indizio…
Triquetra,tra ombre e nebbia
calviniana.
ah, ti omaggio di questo, credo ti piaccia: ;-)))
Giovanni
Il cielo, dietro la mimosa, non può essere che quello di Palermo. La più visibile tra le città invisibili.
Palermo è una città arrogantemente unica e umilmente straordinaria: bisogna camminare per le sua strade, ascoltare le voci silenziose delle anime nascoste, che sommessamente invitano il pellegrino a ristare; bisogna ascoltarne il canto attraverso i suoi millenni di storia, asciugare il pianto invisibile dei suoi occhi che oggi hanno visto mille orrori, memori di mille splendori.
Palermo rapisce l’anima in un turbinio di emozioni palpabili come l’odore delle zagare che annusi mentre passi. E’ sogno e vibrazione. Sopra l’immenso infinito
scenario del suo fuoco, lì gli dei hanno posto la loro dimora.
Grazie Mangino per avercela raccontata così intensamente.
Dea
Ciao Brioche, torno a leggere con calma dopo la giornata schizofrenica di ieri. Beh, probabilmente hai ragione, venezia non è così visibile; ieri, per esempio, mi hanno spostato all’ultimo momento il luogo dell’incontro e mi sono ritrovato a Conegliano. Manco vista Venezia. La prossima volta che mi fanno uno scherzo simile chiederò un indennizzo per… danni visivi ;-))) Buona giornata. Trespolo. PS: i complimenti non te li faccio più, ma sai che li penso intensamente.
Sogno di vedere un invisibile che non sia immaginario.
Grazie
Non so commentare la tua scrittura.
So che torno qui per venire incantata, e puntualmente questo, ogni volta, riaccade.
Ogni volta che vengo qua, è come se qualcuno o qualcosa mi cullasse…
(aspetto i segreti sul campanile che vorrai sussurrarmi…;-*
molto bellissimo 🙂
Ho soggezione di Palermo, la vengo a trovare con brevi intrusioni concentriche e agitate. Rubo sempre qualcosa, da replicare, lontano.
Ora un suonosonaglio, ora una luce sbiecata, ora l’oro che si stacca da una cornice, come la buccia di un’altra storia.
La ritrovo e la amo, ogni volta.
Come nelle tue parole.
son passato da palermo quest’estate, per la prima volta, e ne sono rimasto ammaliato. e anche da questo post!
Molto evocativo e ben narrato. che sembra di essere lì anche a chi non c’è stato. Grazie.
perciò sei venuta a vedere gli acquarelli e non mi hai fatto neanche un sms…resto offeso a tempo indeterminato. ciao,a.
Brioche, un saluto e un buon fine settimana. Trespolo.
eccomi… ed in ultima fila… baci
Visibile o invisibile questa città è bellissima
Bella Palermo,
anch’io così la ricordo, forse son già stata nel tuo sogno, turista per volontà.
Mia cara che regali generosamente il privilegio del tuo sguardo, che è sguardo che sa vedere, non solo osserva.
Chissà se domani ci sarai, ore 14-00 Piazza Stazione, con noi mostri invisibili nella città visibile, chissà se ci sarai anche fuori dal sogno, per scongiurare il Ponte, l’incubo reale.
chissà…
Mi domando perché abbia lasciato passare tanto tempo prima di venire. Da te le parole e le immagini si bevono come acqua. Ora sarò banale, ma devo rispondere alla meravigliosa idea di Palermo che viene fuori dalle tue parole.Io ricordo una terrazza d’angolo, con la balaustra in pietra, sopra una piccola piazza, all’ombra.Ricordo un profumo intenso, greve, non bello, non brutto. Non saprei di cosa. Ricordo una luce gialla, tagliente , sopra un rampicante. E un caldo vociare di primavera.Ricordi strani, serpeggiandi tra vie larghe e vie strette. E un desiderio di tornare…
Vedete, colfavoredellenebbie e setteparole: a ciascuno la memoria – le sirene che portiamo in noi – regala pezzi diversi della stessa, molteplice e unica cosa.
Ciao. Ho pubblicato sul mio blog una storia di Giufà, che desideravo segnalarti…